mercoledì 6 dicembre 2017

La Quarta Rivoluzione Industriale non esiste.

"Angelo ma che ca@@o è la QUARTA rivoluzione industriale?"

Da un po' di tempo si intensifica l'appello a chiarire il rapporto fra la Terza Rivoluzione Industriale annunciata da Jeremy Rifkin con il libro "La Fine del Lavoro" nel 1995 e poi delineata con grande chiarezza nel libro omonimo del 2011, e la strombazzatissima quarta rivoluzione industriale.




Mi sono dunque risolto a intervenire sul tema per fare chiarezza, spazzare via le mistificazioni e riportare la Chiesa al centro del villaggio.

Ma andiamo per ordine.

Nel 2016, un certo Klaus Schwab, economista tedesco assurto agli onori della cronaca più che per meriti accademici, per il suo frenetico attivismo pro multinazionali sublimato nell'invenzione World Economic Forum di Davos, (un appuntamento annuale più ricco di soldi che di idee), scopre con vent'anni anni di ritardo e un bagaglio culturale notevolmente più limitato,  la rivoluzione tecnologica della quale Rifkin ci parla fin dal 1995 con il libro "La fine del lavoro" e non potendola chiamare "Terza Rivoluzione Industriale", terminologia ormai ufficialmente riconosciuta come rifkiniana, con una prodigiosa impennata di originalità,  la chiama "Quarta Rivoluzione Industriale".
Questa terminologia, in associazione alla idea di Industria 4.0 (che però è tutt'altra cosa), ha contribuito grandemente a creare una confusione non so fino a che punto accidentale piuttosto che  voluta sulla questione.

Il fatto che il più strombazzato appuntamento del neo ultra liberismo mondiale fosse imperniato sulla "Quarta Rivoluzione Industriale" non mancò di suscitare la ilare curiosità di molti fra i  collaboratori della Fondazione di Rifkin (me compreso) che glielo fecero notare.

E fu così che Rifkin, non senza qualche perplessità iniziale, decise di intervenire sull'argomento e lo fece da par suo a gennaio 2016 con un articolo sull'Huffington Post dal titolo abbastanza esplicito: "The fourth industrial revolution does not exist" (poi cambiato in un più diplomatico "The 2016 World Economic Forum misfires with its Fourth Industrial Revolution Theme (l'articolo può essere letto al link in fondo pagina).

Faccio mio quel titolo e ripeto:

LA QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE NON ESISTE!

In realtà tutta questa fretta nel voler  passare alla quarta senza che la terza sia nemmeno incominciata realmente, è piuttosto sospetta perchè la Terza Rivoluzione Industriale è appena cominciata e dichiararla frettolosamente esaurita per precipitarsi nella quarta tradisce un'ansia di cancellazione degli aspetti socialmente più qualificanti di questa grande trasformazione epocale.

Infatti, dico preliminarmente che, a tagliarla con l'accetta, la Quarta Rivoluzione Industriale non è altro che la Terza, con la sottrazione della sharing economy e tutti quegli aspetti qualificanti di un nuovo modello sociale di redistribuzione della ricchezza che Rifkin auspica e che agli amici di Schwaub fa invece molta paura.

Prosumer energetico? Ma volete scherzare? Qui non si deve destabilizzare il modello fossile centralizzato e verticistico: da una parte il mercato monopolistico con i suoi incumbent operators che fanno come gli pare e i prezzi che gli pare, dall'altra i consumatori, popolo bue relegato al ruolo passivo di compratore di un servizio offerto dagli "specialisti dell'energia Volete davvero alterare una situazione così vantaggiosa per i grandi gruppi energetici ?". Prosumer?!? Ma fate il piacere! 

Ecco in sintesi la verità sulla Quarta Rivoluzione Industriale.

A leggere attentamente le tesi di Schwaub (consultabili a questo link) ci si rende subito conto che si ha a che fare con una indecorosa operazione di scopiazzatura sciatta e superficiale di una teoria molto più complessa e articolata principalmente di Jeremy Rifkin.

Infatti, si legge nell'articolo "Manifesto" della Quarta Rivoluzione Industriale pubblicato da Schwaub  nella rivista Foreign Affars e riprodotto in fondo alla pagina, "  the inexorable shift from simple digitization (the Third Industrial Revolution) to innovation based on combinations of technologies (the Fourth Industrial Revolution)“. 

In altre parole, secondo l'ineffabile economista tedesco, la terza Rivoluzione Industriale rappresenta l'era digitale, mentre la quarta sarebbe l'era della innovazione basata sulla combinazione di tecnologie. 

Qualcuno ci ha capito niente? 

In realtà nella sua foga di dichiarare ufficialmente chiusa la Terza Rivoluzione Industriale onde evitare che a qualcuno venisse in mente davvero di dare potere ai cittadini  tramite le nuove tecnologie digitali, Schwaub non si rende conto che la sua Quarta Rivoluzione Industriale non si tiene in piedi concettalmente, perchè non si differenzia in niente dalla Terza.

Lui individua alcune differenze che giudica sostanziali in grado di giustificare un salto paradigmatico, ma si tratta solo di trascurabili variazioni quantitative dell'intensità e della velocità di evoluzione della tecnologia, non nuove tecnologie. 


La transizione fra rivoluzioni industriali non è contrassegnata da un elemento quantitativo, ma è qualitativa e si verifica quando c'è una convergenza fra nuove tecnologie di comunicazione per gestire in modo più efficiente l'informazione, nuove fonti energetiche per alimentare le attività economiche in modo più efficiente e nuove forme di trasporto per rendere più veloci gli scambi e la logistica. 

Adesso fra gli elementi identificati da Schwaub non c'è questo salto paradigmatico: stiamo sempre parlando della Terza Rivoluzione Industriale  con le sue fonti energetiche solari, la sua internet e la sua digitalizzazione dell'economia e dei trasporti. 

Per una lettura più approfondita dell'articolo di Jeremy Rifkin che analizza in dettaglio la questione della Quarta Rivoluzione Industriale si prega di fare riferimento al suo articolo  sull'Huffington Post del gennaio 2016 (riprodotto in fine articolo, come si diceva prima).

Va sottolineato con forza che la terza Rivoluzione Industriale è stata ufficialmente riconosciuta dall'Unione Europea come la prospettiva di riferimento per la transizione energetica che è l'obiettivo di fondo dell'Energy Union, in corso di approvazione nel processo inter-istituzionale europeo (e prima ancora nella strategia di sostenibilità e promozione delle energie rinnovabili nota come 20 20 20 o pacchetto Clima/Energia del 2007), ed è stata adottata da numerose regioni europee in Francia, Olanda, Lussemburgo e Belgio come piano strategico a lungo termine. Inoltre (e non da ultimo!) anche la Cina ha deciso di investire circa 800 miliardi di dollari nella realizzazione della Terza Rivoluzione Industriale (si vedano riferimenti in fondo pagina) 

Una critica molto più articolata e ragionata della cosiddetta Quarta Rivoluzione Industriale di Klaus Schwab si può leggere a questa pagina Web in inglese:
http://cetri-tires.org/press/2017/the-fourth-industrial-revolution-does-not-exist/?lang=en

Altri riferimenti:

Articolo di Rifkin sulla Quarta Rivoluzione Industriale
https://www.huffingtonpost.com/jeremy-rifkin/the-2016-world-economic-f_b_8975326.html

Articolo di Schwaub sulla Quarta Rivoluzione Industriale
https://www.foreignaffairs.com/articles/2015-12-12/fourth-industrial-revolution

Articoli sulla Terza Rivoluzione Industriale in Cina:

http://cetri-tires.org/press/2015/jeremy-rifkin-in-china-out-of-the-crisis-with-the-third-industrial-revolution/?lang=en

http://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2015/08/17/news/jeremy-rifkin-finalmente-c-e-una-terza-via-1.225297

https://lospiritodeltempo.wordpress.com/2013/02/14/la-cina-sta-pianificando-la-terza-rivoluzione-industriale-di-rifkin/

http://cetri-tires.org/press/2012/london-times-la-cina-sposa-la-terza-rivoluzione-industriale-di-jeremy-rifkin/

http://cetri-tires.org/press/2012/the-london-times-china-embraces-rifkins-third-industrial-revolution/?lang=en

https://lospiritodeltempo.wordpress.com/author/desversen/page/3/



1 commento:





  1. LA GRANDE BALLA SULLA MANCANZA DI LAVORO - AUTOMAZIONE - DELOCALIZZAZIONE - CONCORRENZA ESTERA

    PERCHE NON C'E' ECONOMIA, LAVORO ?

    1) Il cittadino produce col proprio lavoro il 100% della ricchezza reale di questo paese.

    2) Il cittadino col suo 100% di ricchezza reale prodotta permette, a chi di dovere, di potere stampare esattamente il 100% di denaro, ricchezza virtuale, sulla base della ricchezza reale, quindi avremo ricchezza reale (beni e servizi) 100%, più ricchezza virtuale (denaro) 100%, in totale 200% di ricchezza complessiva.

    3) Ora se il cittadino è stato privato della creazione monetaria, che invece dello stato a produrre moneta pubblica, di stato, la creazione monetaria la fanno le banche private con moneta privata a debito, ad interesse, cioè ci viene prestata, cioè le banche stampano i nostri soldi e ce li prestano, noi perdiamo il 100% della ricchezza virtuale (denaro).

    4) Se poi dell'unica ricchezza che ci rimane, quella reale, beni e servizi, lo stato ci pignora con le tasse, dirette, indirette e tasse extra, l'88% dei nostri redditi lordi da lavoro, ci rimane il 12% del 200% di ricchezza reale e totale.

    5) Ora, fatto 200% la ricchezza totale prodotta dal popolo, reale più virtuale, se ci viene lasciato solo il 12% (6% del 100%) di ricchezza totale invece del 200% che ci spetterebbe ma di quale ECONOMIA stiamo parlando, questa è FINANZA BANCARIA CRIMINALE !

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