sabato 25 giugno 2016

BREXIT: ma che Ca@@o di alternativa è stata data ai cittadini britannici?

Luca Billi

Il blogger emiliano Luca Billi, animatore del gruppo FB "Verba Volant" e, come lui stesso si definisce, "strano, chiuso, anarchico, verdiano, di sinistra da sempre (e per sempre) convinto che comunista sia una bella parola e con una passione per la filosofia e la cultura della Grecia antica, e amante delle opere di Bulgakov, di Borges e di molti altri autori, e inguaribilmente pessimista..." ha scritto una riflessione sulla BREXIT che mi convince totalmente e che avrei scritto anche io se ne avessi avuto il tempo e la necessaria concentrazione. La faccio dunque mia nel principio condivisivo del copyleft e del Creative Commons, ma soprattutto nell'interesse della più ampia circolazione possibile delle belle idee, come quelle di Luca. Idee che di fronte  al risultato di un referendum male impostato come quello Britannico, non si fermano all'aspetto apparente ma scavano in profondità per cercare un senso reale, direi quasi esistenziale, che non può essere racchiuso nell'alternativa del diavolo fra l'Europa della speculazione finanziaria e della distruzione dei diritti e l'Europa degli egoismi nazionalisti e della paura, come quella che è stata offerta ai cittadini britannici. In questo articolo Luca Billi prova a capire da dove venga questa distorsione nella nostra storia recente e a quali condizioni può essere superata in un futuro prossimo. 

BREXIT: IL RICATTO FRA DUE EUROPE INACCETTABILI
In italiano l'espressione prendere o lasciare non racconta una vera opzione, ma piuttosto un ricatto, una minaccia. E ieri i cittadini del Regno Unito non avevano di fronte una vera alternativa: anche a loro è stato intimato di prendere o lasciare; e, per rabbia, in molti - anzi la maggioranza - hanno deciso di lasciare. 
C'erano solo due opzioni in campo: o vinceva l'Europa del capitale, l'Europa dei mercati e dei mercanti, l'Europa che "vende" i profughi alla Turchia oppure vinceva l'Europa delle piccole patrie, dei nazionalismi, dei fascismi vecchi e nuovi. 
Francamente io - come immagino molti di voi e credo anche molti sudditi di Sua Maestà - non sono disposto a votare per una di queste due Europe possibili, e figurarsi se lotterei per una delle due. Francamente non so cosa avrei fatto ieri se fossi stato un cittadino del Regno Unito, non so se sarei riuscito ad andare a votare, se avrei accettato questi ricatto.
Il dramma dell'Europa non si è consumato questa notte, mentre venivano conteggiate le schede, l'Europa non è finita nelle brughiere inglesi o sulle verdi colline del Galles, l'Europa muore da tempo, è morta qualche giorno fa quando un pazzo - chissà quanto pazzo, a dire il vero - ha ucciso la giovane deputata laburista Jo Cox - nel paese in cui era stata eletta e in cui ha comunque vinto il leave - mentre le borse
Jo Cox 1985 -2016 
festeggiavano questo assassinio. L'Europa è morta la notte in cui i governi dell'Unione hanno sottoscritto l'accordo sui profughi con l'autocrate Erdogan, l'Europa è morta migliaia di volte a Idomeni e al largo di Lampedusa. 

L'Europa è morta la notte - i banditi evidentemente preferiscono sempre la notte - in cui tutti gli altri leader hanno ricattato Alexis Tsipras, sottoponendolo a una tortura psicologica, solo perché il leader greco aveva provato a dire che un'Europa diversa è possibile. E anche in questo caso le borse hanno festeggiato, senza ritegno. L'Europa è morta da almeno vent'anni, da quando il capitale ha messo le mani sulle istituzioni europee e sui governi dei singoli stati, con una violenza e una ferocia che ricordano quelle delle forze di occupazione naziste. L'Europa è morta quando i partiti socialisti europei hanno preferito i valori del finanzcapitalismo a quelli del socialismo, quando hanno bombardato l'Iraq, quando hanno privatizzato i servizi pubblici, quando hanno svenduto i beni comuni, quando hanno pensato che l'Europa crescesse grazie alla finanza e non grazie al lavoro. Tony Blair è molto più responsabile della fine dell'Europa di quanto lo sia il povero David Cameron, la cui stella è questa notte definitivamente tramontata.
Per una persona di sinistra, per un socialista come me, ieri non c'era un'opzione possibile: o votare con i fascisti o votare per mantenere in piedi l'Europa dei padroni. Temo che questo voto travolgerà anche Corbyn insieme a Cameron, perché alla fine il Labour non ha saputo offrire una proposta diversa. Mi rendo conto che è molto difficile quando la scelta è così netta, quando hai puntata una pistola contro la testa - e sai che chi la tiene è disposto a uccidere, pur di preservare i propri interessi - eppure la scelta del remain da parte del Labour di Corbyn è stata insufficiente. E forse mortale. Anche perché hanno
votato leave i poveri, i lavoratori più deboli, quelli che vivono ai margini della società, quelli che un partito socialista dovrebbe rappresentare e difendere, ma evidentemente queste persone - in Gran Bretagna come nel resto dell'Europa, e anche negli Stati Uniti - non riescono più ad ascoltare la voce della sinistra, ma vengono irretite da chi promette soluzioni più facili, da chi costruisce un nemico, da chi lavora per creare disordine, mentre il progresso nasce sempre dall'ordine. Nel disordine si arricchiscono solo i più disonesti e quelli che già sono ricchi, e quasi sempre le due categorie tendono a coincidere. Ieri un socialista non poteva votare perché il suo voto avrebbe comunque favorito i suoi nemici e soprattutto avrebbe reso più debole la sua causa, l'obiettivo di una piena giustizia sociale.
Eppure l'Europa per molti anni è stato anche questo, non solo l'opportunità di non avere più guerre all'interno del nostro continente - un obiettivo raggiunto, seppur a carissimo prezzo e spesso sulla pelle degli altri, anche di popoli così vicini come quelli della ex-Jugoslava - ma anche la frontiera di una nuova giustizia sociale. L'idea dell'Europa è nata, insieme alle Costituzioni, alla fine della seconda guerra mondiale, nel momento in cui il capitalismo era più debole - non era mai stato così debole - e in cui il socialismo era più forte - anzi non era mai stato così forte. L'idea dell'Europa unita è nata negli stessi in cui ha raggiunto il punto più alto l'elaborazione politica tesa a riconoscere il ruolo preminente dello stato sull'economia, la necessità di garantire diritti universali ai lavoratori, l'obiettivo di trovare strumenti per la redistribuzione della ricchezza. E anzi l'Europa, l'Europa unita - un'utopia allora per uomini che erano cresciuti in mezzo a un conflitto e che avevano studiato che la guerra era la condizione normale per l'Europa - proprio questa utopia doveva accompagnare l'altro sogno, quello socialista. Abbiamo sì costruito l'Europa, ma a partire dal carbone e dall'acciaio e non dai diritti dei lavoratori. E così, quando il capitalismo si è ripreso da quella crisi, ha cercato di distruggere il socialismo in ogni sua forma, anche quelle più moderate, e ha piegato ai propri interessi, ai propri scopi, l'Europa. E adesso, per completare l'opera, vuole toglierci le Costituzioni nate in quegli anni, affinché la sua vittoria sia completa.
Io sono uno di quelli che continua a pensare che il socialismo potrà nascere più facilmente in un'Europa unita e anzi che avrà bisogno dell'Europa unita, perché solo l'unione delle donne e degli uomini di tutta l'Europa ci darà la forza per sconfiggere il capitale. Ma sono anche molto pessimista, perché questa non è ormai più un'opzione in campo. La domanda di ieri avrebbe dovuto essere: volete "questa" Europa o la rivoluzione? Invece siamo stati, ancora una volta, ricattati: prendere o lasciare.

sabato 18 giugno 2016

BREXIT, l'inizio del collasso dell'Europa?


Ma nemmeno per sogno!
Tutt'altro.
Avevo deciso di mantenere un dignitoso riserbo su una questione come la Brexit, che tutto sommato mi è sempre sembrata una questione interna al Regno Unito, di ben poco interesse al di qua della Manica, ma di fronte allo tsunami di idiozie, imprecisioni, ipotesi fantasiose e falsità che si sentono ripetere in dibattiti televisivi e sui media mainstream ho deciso che non posso più tacere.
Khol e Mitterand a Verdun nel 1984
Osserverò preliminarmente che improvvisamente l'Italia si scopre stracolma di improbabili esperti di questioni europee che si auto eleggono depositari di verità assolute sull'Europa solo per aver letto mezzo articolo o aver visto un video di qualche  altrettanto improvvisato blogger anti europeista.
A queste persone (che in media  erano all'asilo quando io  mi trasferivo a Bruxelles) viene incautamente data la parola in programmi televisivi che hanno lo stesso rigore metodologico e etico della imitazione che Crozza fa di Renzi e Poletti.
Chi scrive invece,  l'Europa la conosce per averla vissuta, nel bene e nel male fin dal 1985, dall'Europa Sociale di Jacques Delors che aveva il compito di esportare diritti e sostenibilità in Cina e nei paesi in via di sviluppo, all'Europa della Pace di Khol e Mitterand che si tengono per mano a Douaumont cimitero militare del luogo simbolo del carnaio bellico, Verdun. Fino all'Europa  del referendum anti Costituzione Europea di Chirac nel 2004 e l'Europa della dittatura degli speculatori finanziari di Wofgang Schauble (non dico della Merkel perchè solo un ignorante può mettere la Merkel
Merkel Schauble. Un rapporto conflittuale.
fra gli amici delle banche, quando tutti gli osservatori più accorti di questioni europee sanno benissimo che lei è fra i peggiori nemici della speculazione finanziaria, che in Germania trova la sua sublimazione mondiale - 75 mila miliardi di titoli tossici del gruppo Deutsche Bank, 10 volte il PIL tedesco  (vedere link a fondo pagina).
Ma non divaghiamo e torniamo alla Brexit.
Nei miei 29 anni di esperienza europea e di lavoro a Bruxelles, ho imparato che non ci sono paesi buoni e paesi cattivi. Che i tedeschi non sono tutti "crucchi nazisti", i francesi non sono tutti arroganti militaristi, gli italiani non sono tutti mafiosi. E i britannici non sono tutti ignoranti xenofobi pieni di pregiudizi, che certo ci sono e sono molto radicati, specialmente  a causa dell'isolamento culturale - il cosiddetto fattore "isola"- della Gran Bretagna. Ma in Gran Bretagna si elegge anche un sindaco   come Sadiq Khan a Londra e ci sono persone meravigliose che si battono per i diritti umani e del lavoro come Jo Cox, recentemente uccisa da un criminale squilibrato al grido di "Great Britain First!"
Sarah Wagenknecht
Ho imparato che lo schieramento di difensori dei diritti sociali e dell'ambiente è trasversale a tutti i Paesi, e che se la Germania è il Paese in cui le decisioni economiche le prendono i fantocci della speculazione finanziaria come il mefistofelico Jens Weideman, la Germania è anche il paese di Oskar Lafontaine, Sarah Wagenknet della Linke che esprimono con grande coraggio la loro repulsione verso le politiche economiche dominate dalla finanza speculativa a cui il governo tedesco è sottomesso e a cui cerca ripetutamente di sottomettere i partner europei con rivoltante moralismo (si veda il video di uno dei suoi interventi nel Bundestag alla fine dell'articolo).
Ma se le generalizzazioni e i pregiudizi basati sulle appartenenze nazionali sono fuorvianti, il giudizio politico su come votano i rappresentanti dei governi nel Consiglio europeo è doveroso. E qui la condanna della Gran Bretagna è totale. Quando c'è da prendere una posizione favorevole alla grande speculazione finanziaria, sfavorevole ai diritti dei lavoratori, razzista, anti sociale, nuclearista, ultra liberista, il governo britannico non delude mai! Sì perchè chiunque sieda a Downing Street 10, le decisioni non si prendono là ma nella City. Cito a memoria: quando si è trattato di decidere le politiche energetiche europee in favore delle rinnovabili e della sostenibilità, mentre Tony Blair continuava a blaterare di nucleare ecologico (e dopo di lui Milliband), la Merkel riusciva a imporre il 20 20 20.  Quando si è trattato di proteggere i consumatori e la salute degli europei con il Regolamento REACH per limitare le immissione di
Il mio commento su Liberazione a luglio 2006 in merito al discorso di insediamento di Tony Blair per la Presidenza UE-UK
sostanze tossiche nell'ambiente, il governo britannico è sempre stato fedelmente e totalmente dalla parte degli inquinatori nel nome della libertà di impresa e del mercato, contrastando fino al dileggio gli sforzi del relatore italiano Sacconi annacquando moltissimo il suo testo,  a sostegno invece  delle posizioni dei produttori di veleno e di morte. Quando si è discusso della direttiva Bolkstain che mirava a liberalizzare i servizi livellando al ribasso anzichè al rialzo i diritti dei lavoratori e dei consumatori, le lobby che volevano imporre condizioni normative e salariali polacche in Francia o rumene in Gran Bertagna, erano sempre loro, il governo britannico. Quando si è trattato di salvaguardare le produzioni culturali europee dallo strapotere dei grandi monopoli culturali di oltreoceano, chi starnazzava acutamente contro le imposizioni di quote nella programmazione dei media europei? Sempre loro, il governo britannico.
Quando si è trattato di costruire una europa dove le persone potessero circolare liberamente come già facevano (purtroppo) i capitali finanziari speculativi, chi si oppose strenuamente al trattato di Schengen mantenendo la vergogna delle frontiere alla propria isola? Indovinato! Sempre i britannici.
Per non parlare dell'Euro, che la Gran Bretagna rifiutò perchè le faceva paura l'integrazione politica mentre quella economica già ce l'aveva. Gordon Brown confermò l'opt out deciso da John Major nel 1992 dall'Unione Monetaria per il
Gordon Brown
suo Paese in una staffetta bipartisan in cui gli interessi della City venivano prima di qualunque differenza ideologica fra Laburisti e conservatori. Infatti l'entrata nell'Euro non conveniva ai grandi trader (= speculatori finanziari) della City di Londra che imposero 5 condizioni supplementari inaccettabili per i partner europei, perchè in realtà preferivano poter giocare sul differenziale fra Euro e Sterlina per poter effettuare le loro operazioni speculative su scala continentale, cosa che non avrebbero potuto fare se non ci fosse stato più il cambio Sterlina/Euro. Ciò nonostante, la Banca d'Inghilterra rimane proprietaria di una delle quote più rilevanti della BCE, il che le permette di condizionare pesantemente  le politiche monetarie europee pur non essendone membra.  Il classico piede in due scarpe, non c'è che dire.
Alla luce di questa necessariamente sintetica ricostruzione del rapporto fra UE e UK, possiamo ritornare dunque alla domanda iniziale. Se il Regno Unito uscisse dall'UE, questa sarebbe l'inizio della fine per l'integrazione Europea? Assolutamente no! Sarebbe un nuovo inizio. Libera dal suo membro più ultraliberista l'Europa sarebbe libera di riscoprire la sua anima sociale. La sua anima vera. In Consiglio non ci sarebbe più bisogno di fare i conti in continuazione con le posizioni egoiste, nazionaliste e anti europeiste del Regno Unito e nel Parlamento Europeo e nella Commissione, le lobby avrebbero una sponda in meno. Una sponda determinante. In caso di Brexit, la Gran Bretagna sarebbe libera di cacciare gli stranieri, ma in realtà non lo farebbe perchè le servirebbero come massa di riserva per mettere pressione sui lavoratori britannici perchè accettino condizioni salariali cinesi (come predicava Tony Blair e il New Labour durante la Presidenza Britannica del 2006, in nome della "competitività delle imprese europee con quelle cinesi" vedere il mio articolo sopra del 2006 su Liberazione).
Non dovendo più rispettare normative sociali e ambientali europee sempre vissute dallo UK come un fastidioso impedimento alla massimizzazione dei profitti dei loro gruppi finanziari, in breve tempo le imprese britanniche schiaccerebbero i propri lavoratori in condizioni disumane con il prendere o lasciare. E molti lascerebbero. E ce li ritroveremmo in Europa, dove la sanità continuerebbe ad essere pubblica, il salario minimo garantito, le ferie pagate e la dignità del lavoro rispettata. La Sterlina comincerebbe a deprezzarsi rispetto alle altre valute mondiali costringendo la City a reclamare a gran voce un ritorno in Europa e probabilmente addirittura nell'Euro
A quel punto il governo Britannico sarebbe costretto a una indecorosa e precipitosa marcia indietro, ammettendo che i vantaggi dell'integrazione Europea per UK sono di gran lunga superiori agli svantaggi. Ma tutto questo gli inglesi lo sanno benissimo.
E per questa ragione penso proprio che voteranno per rimanere in Europa. Mica sono scemi gli inglesi. Del resto gli Stati Uniti d'Europa sono una loro idea...

We must build a kind of United States of Europe.
In this way only will hundreds of millions of toilers 
be able to regain the simple joys and hopes 
which make life worth living.
Winston Churchill















Approfondimenti.

Sarah Wagenknecht
https://www.youtube.com/watch?v=lIi4a7ri-dc

I cinque criteri economici di Gordon Brown per l'entrata del Regno Unito nell'Euro
https://it.wikipedia.org/wiki/Cinque_criteri_economici

A proposito dei 75.000 miliardi di euro di derivati delle banche tedesche:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/08/deutsche-bank-i-rischi-nascosti-nel-bilancio-ecco-perche-il-mercato-scommette-contro-la-prima-banca-tedesca/2439466/