mercoledì 29 ottobre 2014

"BUONASERA PROFESSOR RIFKIN QUALCHE DOMANDA RAPIDA PER LEI"

"Buonasera professor Rifkin, qualche domanda rapida per lei!"

(vedereper credere all'inizio del video qui: http://www.rainews.it/dl/rainews/media/rifkin-ballaro-modello-sviluppo-capitalistico-finito-8ffded16-bb1e-4fa0-84d9-a3b019e0c807.html

Ecco quando si comincia una intervista con questo senso di fretta e di urgenza con uno come Rifkin,perchè incombe l'intervista con quell'imperdibile statista di Orlando, la strada è già segnata. L'intervento di Rifkin a Ballarò ieri, è stato amputato, accelerato, travisato e mal tradotto. Alcune cose si sono capite, altre no. Questa intervista a Famiglia Cristina, spiega in termini semplici e comprensibili, tutto quello che Rifkin avrebbe potuto dire (e che gli è stato impedito di dire perchè si è scelto di schiacciarlo fra il pollaio dello studio e quella cima del Ministro Orlando...), sulla nuova economia dal basso, della condivisione a costo marginale zero resa possibile dall'internet delle cose (e non semplicemente "internet" come diceva il traduttore ieri), e dall'abbassamento dei costi marginali nell'informazione, nell'energia e nella logistica e produzione industriale. Per esempio le stampanti 3D rappresentano la liberazione dell'uomo dalla schiavitù delle grandi fabbriche e permettono al lavoro di andare all'uomo e non all'uomo di dover andare al lavoro. Questa è la teoria Gandhiana dello "Swadeshi". Leggiamo e diffondiamo questo articolo per capire e far capire meglio quello che Rifkin avrebbe potuto esprimere se gli fosse stato concesso il tempo di parlare.


JEREMY RIFKIN: COOPERARE È MEGLIO CHE COMPETERE

Leggere i saggi di Jeremy Rifkin equivale a compiere un balzo a piedi uniti nel futuro. Come la civetta di Minerva, di hegeliana memoria, l’economista americano si affaccia sul mondo al crepuscolo, cercando di cogliere i fenomeni, le tendenze, le dinamiche anche culturali e sociali celate sotto la superficie della storia. E fin dai tempi delle “profezie” sulla Fine del lavoro (1995), l’Economia all’idrogeno (2002) e La civiltà dell’empatia (2010) ha mostrato una capacità non comune di scorgere, leggendo i segni dei tempi, i germi di un futuro ancora in via di formazione.  

Il suo ultimo lavoro, La società a costo marginale zero (Mondadori), azzarda una tesi tanto impegnativa quanto ricca di suggestioni: il modello economico - ma anche sociale e culturale - che ha dominato negli ultimi secoli è destinato a tramontare o, almeno, a essere ridimensionato, in virtù dell’avvento di un nuovo paradigma. In altri termini, il capitalismo cederà via via posizioni, a favore di quelli che Rifkin definisce Commons collaborativi, ovvero comunità caratterizzate da una forte attitudine alla condivisione di beni e servizi. È evidente che, se tale tesi risulterà plausibile, a essere in gioco non è soltanto l’avvicendarsi di modelli economici - fatto che costituisce comunque di per sé una rivoluzione - ma l’emergere di un nuovo modello sociale e culturale, con il suo apparato di valori. 

Considerato che l’esito finale del suo ragionamento è l’affermarsi della cooperazione, al posto della competizione, della condivisione, anziché del monopolio, del diritto all’accesso, rispetto a quello proprietà, dell’armonia con l’ambiente, in luogo del suo illimitato sfruttamento, c’è da stupirsi se l’economista manifesta il desiderio che papa Francesco prenda il mano il suo libro? 

Professor Rifkin, prima di analizzare le implicazioni sociali, culturali e filosofiche della società a costo marginale zero, conviene tornare sulla tesi centrale del suo saggio: l’eclissi del capitalismo. Lei indica anche le date entro le quali tale paradigma economico e sociale arriverà al tramonto. Si tratta evidentemente di una tesi forte: ogni giorno assistiamo al dispiegarsi del potere delle multinazionali, che di quel paradigma sono una delle massime espressioni. Eppure lei individua una contraddizione conficcata proprio nel cuore del capitalismo… 
«Non parlo di un collasso del capitalismo, quanto di una sua radicale trasformazione. Nel futuro si svilupperà un nuovo sistema economico, basato sulla condivisione, sui Commons collaborativi, e si passerà da un mercato di scambio a un mercato di condivisione. Nei secoli scorsi abbiamo assistito alla rivoluzione socialista e poi a quella capitalista: ora è il momento dell’avvento dell’economia collaborativa, un evento di portata storica, che non ha valore solo economico, ma anche sociale e culturale. I due sistemi - quello capitalista e quello collaborativo - vivranno l’uno accanto all’altro, a volte come rivali, a volte beneficiando l’uno dell’altro; ma ritengo che entro il 2050 avremo una situazione ibrida. L’evento fondamentale che sta già trasformando l'economia è quello del costo marginale zero, il costo di ogni singola unità di prodotto, una volta abbattuti i costi fissi». 

In che modo sarebbe proprio questo pilastro dell’economia capitalista a favorirne la trasformazione? 
«È il suo paradosso, la sua contraddizione strutturale. La condizione che ne ha decretato il successo e ora, per una sorta di nemesi storica o pena del contrappasso, rappresenta se non la sua fine, il suo ridimensionamento. Quello che si insegna in ogni corso di economia classica è che l’imprenditore cerca di aumentare al massimo la produttività, riducendo al minimo i costi. In questo processo, un ruolo chiave è svolto dalla tecnologia. Chi è più bravo, chi più si avvicina al costo marginale zero, conquista nuovi clienti e aumenta i propri profitti. Non si era però previsto che per molti beni e servizi si arrivasse a un costo marginale davvero prossimo allo zero, tale da rendere quasi nulla la redditività».  

Possiamo fare qualche esempio per spiegare questa corsa verso il costo marginale zero di un prodotto? 
«Pensiamo allo sconvolgimento che si è verificato negli ultimi quindici anni nel settore dell’informazione in senso lato. Milioni di giovani, attraverso l’uso di semplici software, condividono musica, creata da altri o da loro stessi; la medesima cosa è accaduta con i video e con i giornali e i libri: chiunque può produrre in casa, diciamo, video e informazione e scambiarli istantaneamente con il mondo intero. L’impatto per l’industria discografica, cinematografica ed editoriale è stato tremendo. E non c’è ambito economico che sia al riparo dalla rivoluzione. Negli ultimi due anni sei milioni di studenti hanno seguito corsi universitari on line, spesso tenuti dai migliori docenti a livello internazionale, ricevendo crediti universitari. Il 40 per cento della popolazione mondiale è collegata ad Internet ed è diventata prosumer, vale a dire produttrice e consumatrice al tempo stesso. Gli effetti sono impressionanti: per dare un’idea dei risvolti culturali del fenomeno, si consideri che il giovane americano oggi trascorre davanti alla televisione solo 20 minuti al giorno, un tempo molto inferiore a quanto succedeva fino a poco tempo fa». 
Qual è stata la reazione dell’industria tradizionale? 
«Ha pensato che esistesse una barriera, grazie alla quale il processo del costo marginale zero si sarebbe arrestato entro i confini del mondo “virtuale”, permettendo al mondo materiale di sopravvivere perpetuando le sue logiche. E invece anche questa barriera è stata abbattuta e il passaggio dalla dimensione dei Bit a quella fisica degli atomi è stato reso possibile da quella che io chiamo la Super Internet delle cose. Dobbiamo situare il nostro ragionamento dentro il contesto storico. Si sono verificati molti mutamenti dei paradigmi economici e culturali nel corso della storia. Ciascuno di essi si fondava sull’avvento di una nuova piattaforma, costituita da tre fattori - la comunicazione, l’energia e la logistica - che poneva le condizioni per un cambiamento. Ora, concentrando la nostra attenzione sugli ultimi due secoli, abbiamo visto l’affermarsi della Prima rivoluzione industriale nel XIX secolo, determinata dall’avvento della stampa nel settore della comunicazione, del carbone in quello dell’energia e della rete ferroviaria in quella della logistica. Nel XX secolo si è imposta la piattaforma formata da radio e Tv, sfruttamento del petrolio e rete stradale, portando alla Seconda rivoluzione industriale, ora è al tramonto. Significa che la piattaforma comunicazione-energia-logistica su cui si fonda è matura: produrre energia dal petrolio è troppo costoso ormai, senza contare che sta causando un cambiamento climatico che minaccia l’equilibrio del nostro pianeta. Oggi siamo nel mezzo della Terza rivoluzione industriale, il cui elemento di base è la convergenza di comunicazione, energia e logistica nell’Internet delle cose». 

Ci spieghi quali sono le caratteristiche di questa Terza rivoluzione industriale e come si attui grazie all’Internet delle cose. 
«È in costruzione una gigantesca rete neurale che abbraccerà il pianeta, consentendoci di avere il controllo su ciò che accade in ogni suo angolo. Lasciamo per un momento da parte il problema, non certo trascurabile, della privacy e il fatto che tutto ciò si alimenta di energie rinnovabili, che affronteremo dopo. Sono giù diffusi 13 miliardi di sensori che collegano un’infinità di cose alle persone, entro il 2030 si prevede che arriveranno a essere 100 trilioni. Vengono collocati nel terreno per valutare le condizioni del raccolto, nelle strade per monitorare il traffico, nei magazzini per controllare le scorte e la distribuzione delle merci, nelle fabbriche per conoscere immediatamente il ciclo produttivo, nei negozi per carpire le modalità di acquisto dei clienti, nelle smart houses per risparmiare energia… Ebbene, grazie a questi sensori miliardi di persone, avendo in mano anche soltanto uno smart phonecollegato alla Rete, saranno in grado di avere accesso a questi dati e condividerli con gli altri per organizzare la loro vita e le loro attività. Teniamo a mente che ciò sta avvenendo non solo nel mondo virtuale dell’informatica, ma anche in quello reale, in seguito alla diffusione delle stampanti tridimensionali (3D). Il prosumer è insomma nella condizione di produrre e usufruire di una quantità sempre maggiore di beni e servizi, semplicemente grazie a un computer o una smart phone e una connessione. Proprio stamattina il Financial Times dà conto della rivolta dei tassisti in Germania contro Uber, una sistema che consente a chiunque di collegarsi a un sito, verificare se qualcuno sta guidando nella direzione che ci interessa, godere del passaggio e saldare sempre in Rete. L’idea di fondo è semplicissima: un sito Internet che, grazie alle reti Gps, mappa in tempo reale la mobilità. Se per il 90 per cento del nostro tempo non abbiamo bisogno di un’auto - come accade a larga parte della popolazione - un servizio del genere diventa formidabile. E l’offerta è in fase di ulteriore avanzamento: alcune società forniscono il sevizio solo con auto elettriche, nel giro di 10 anni ci saranno auto che non avranno più bisogno del conducente, a Chicago è stata presentata un’auto stampata integralmente (eccetto il telaio) con stampante 3D…».

Lei torna frequentemente sulla produzione e l’impiego delle automobili, come caso esemplare della rivoluzione in corso… 
«È stato calcolato che un’auto in condivisione ne può sostituire 15 fra quelle attualmente in circolazione. A parlare della rivoluzione che investe il settore è stato lo stesso Cio della General Motors che ha commissionato una ricerca, dalla quale è emerso che la diffusione di piattaforme analoghe a quella di Uber potrebbe eliminare l’80 per cento delle auto che ora sono sulle strade, garantendo più sicurezza e minor impatto ambientale. E a ciò si deve aggiungere il fatto che le auto che “sopravviveranno” saranno in gran parte elettriche e con bassi consumi. Le conseguenze saranno incommensurabili. Sul piano culturale, si passerà dal concetto di proprietà a quello di accesso. Sul piano ambientale, la quantità enorme di materie prime ed energia che il settore automobilistico divora, inquinando l’ambiente, verrà cancellata dall’utilizzo di energie rinnovabili e dalla stampa in 3D». 
L’impressione è che i Governi non sappiano gestire queste trasformazioni, ammesso che ne siano consapevoli… 
«Sono consulente di Angela Merkel da molti anni, ancora prima che diventasse cancelleria. Ho lavorato con il Governo tedesco per la messa a punto di una piattaforma che permettesse di utilizzare in maniera efficiente le energie rinnovabili. Il risultato è che, oggi, milioni di famiglie tedesche per quanto riguarda la produzione e l’utilizzo di energia sono vicine al costo marginale zero, perché sfruttano in maniera intelligente l’energia solare ed eolica. La sfida è stata la creazione di una infrastruttura; una volta ammortizzati i costi, i vantaggi sono incalcolabili. E comunque i costi sono destinati ad essere abbattuti: negli anni Settanta un Watt di energia solare costava 66 dollari, oggi 66 centesimi. Attualmente il 27 per cento del fabbisogno energetico della Germania è coperto da energia verde ed entro il 2030 si arriverà al 35 per cento. Ricorda la giornata di maggio in cui il 75 per cento dell’energia utilizzata in Germania proveniva dal solare dall’eolico? Creata l’infrastruttura, è sufficiente mantenere puliti i pannelli solari piuttosto che la turbina per l’eolico o la pompa per il geotermico, a costi minimi. Ei badi che solo il 7 per cento dell’energia prodotta in Germania oggi viene dalle grandi industrie, il resto è appannaggio di un sistema cooperativo che collega i privati». 

Un esempio di quello che lei chiama Commons collaborativo? 
«In futuro le società che avranno successo saranno quelle capaci di aggregare reti, attraverso una gestione non verticale ma orizzontale, per organizzare e condividere nella maniera più efficiente beni e servizi. Si tratta di un nuovo modello cooperativo destinato a  soppiantare quello delle grandi imprese protagoniste del modello capitalistico, il cui ruolo dovrebbe diventare quello di mettere a disposizione il loro know how per gestire il flusso dell’energia, insegnare come diventare produttori in proprio, ridurre i costi… Quanto allo scoglio del costo iniziale della piattaforma logistica, si tenga a mente che il computer all’origine costava milioni di dollari, mentre oggi la stessa Ibm si è resa conto che non aveva più margini di guadagno in questo ambito e si è convertita alla consulenza e alla gestione delle informazioni».

Figura centrale del nuovo paradigma socioeconomico è il prosumer. Sappiamo che con questo neologismo lei identifica la persona che, sfruttando l’Internet delle cose, produce e usufruisce al tempo stesso di beni e servizi. Ma al di là delle competenze, quali sono le attitudine morali che lo connotano, dato che, ad esempio, sarà chiamato in continuazione a condividere ciò che ha creato o ciò che è stato creato dagli altri? 
«Chiunque può essere un prosumer. È un processo inarrestabile, tanto più che sta invadendo il mondo fisico e non è più confinato in quello virtuale. Oggi si usa energia rinnovabile e non inquinante. È sempre più diffusa la tendenza a operare con software open source, cioè aperti a tutti, sia per l’utilizzo, sia per apportarvi perfezionamenti. Entro cinque anni in ogni scuola americana ci sarà una stampante 3D, che lavora con materiali riciclati per produrre cose che avranno bisogno di un decimo del materiale finora necessario. Per i ragazzi di oggi, vogliamo chiamarli nativi digitali?, creare nuovi prodotti o rendere disponibili servizi a queste condizioni e condividerli con gli altri sarà del tutto normale. Non è accaduta la stessa cosa con la musica, i video, l’informazione?».

Quindi sarà naturale collaborare, condividere, dare il proprio contributo a software non più brevettati ma open source, preferire l’accesso alle cose anziché il possesso: tutto ciò sta a indicare che non è in gioco solo l’avvento di un nuovo paradigma economico, bensì una nuova cultura, un nuovo modo di vedere il mondo, una nuova gerarchia di valori…
«La nuova piattaforma rende evidente tale processo perché si basa su una tecnologia che si alimenta di collaborazione e condivisione, è trasparente, democratica, non centralizzata. Al contrario, il mercato dei capitali è verticale, gerarchico. Ora però è scoccata l’era dell’accesso. E, certamente, è implicata una questione morale. Le faccio l’esempio dei giocattoli. Nel mondo capitalista un genitore comprava un gioco a suo figlio, gli diceva “è tuo, abbine cura”. Era una prima educazione alla proprietà privata. I genitori di oggi invece frequentano siti dove, con un sistema di crediti, possono prendere un gioco ai loro bambini, farli giocare, finché, quando sono più grandi e non gli interessa più, lo possono riportare sul sito e recuperare crediti… Registriamo qui un costo marginale prossimo allo zero, ma ora ci importa sottolineare come cambi radicalmente il concetto di proprietà, di come il bambino impari fin da piccolo che l’essenziale è l’accesso, non la proprietà. Per la prima volta, da John Locke, muta l’idea di proprietà. I giovani non hanno più interesse a possedere un Cd, un film, un’auto, preferiscono averne accesso, condividerli con i loro amici. Lo stesso sta accadendo con le case per le vacanze: anziché affittare un albergo, ci si scambia la casa». 
Possiamo sintetizzare il senso della rivoluzione in corso dicendo che il capitale sociale acquisterà sempre più peso rispetto al capitale finanziario? 
«Mi piacerebbe avere ancora quarant’anni per vivere questo momento storico! Il capitale finanziario manterrà un ruolo, ma inserito in un contesto nuovo e diverso, che, in qualche modo, mescola il meglio di socialismo e capitalismo. Nei Commons collaborativi ciascuno diventa imprenditore e al tempo stesso consumatore. Noi siamo cresciuti all’ombra del pensiero di Adam Smith, secondo il quale l’individuo deve preoccuparsi dei propri interessi e disinteressarsi della collettività; in questo modo, anche la società ne avrebbe tratto giovamento. Nell’epoca dei Commons collaborativi invece ciascuno può farsi imprenditore e contribuire al benessere della società, non in virtù di una qualche mano invisibile, ma del fatto che metterà in comune le sue “creazioni”, usufruendo al tempo stesso di quelle degli altri, spesso in modo gratuito. Il capitale finanziario resta necessario, ma in un sistema totalmente mutato, come insegna il fenomeno del crowdsourcing: gruppi di persone danno liberamente il loro contributo per un progetto in cui credono, permettendo all’imprenditore sociale di turno di dare forma alla sua idea, con la speranza di trarne collettivamente vantaggio. Wikipedia è un bell’esempio di questa condivisione del sapere. Le imprese non profit e profit in questa fase si stanno mescolando, le prime cercando risorse all'esterno, le altre muovendosi verso logiche non profit».  

I fenomeni che lei ha descritto, partendo da argomenti di argomento economico, hanno con ogni evidenza implicazioni culturali e morali, se non religiose, che abbiamo più volte toccato. All’origine del suo lavoro esiste anche una motivazione di questa natura? 
«Credo che esistano delle consonanze profonde tra la portata per così dire culturale e morale dei fenomeni che ho spiegato e la religione, da sempre fondata sulla condivisione e non sul possesso, sul dare anziché sull’avere. Sono molto preoccupato dal cambiamento climatico e dall’impatto devastante che già dispiega e dispiegherà in futuro. Tantissime popolazioni sono già toccate dal venir meno della disponibilità di cibo in alcune parti del pianeta e dall’assenza di acqua. Ne La civiltà dell’empatia ho prefigurato anche la possibilità di un’estinzione  del pianeta, qualora non invertissimo la rotta. Ogni aumento di un grado centigrado delle temperature si moltiplica per sette volte in precipitazioni, inondazioni, siccità. La Terra è sottoposta uno stress eccessivo. È drammatico: i capi di Stato dovrebbero avere questo tema come priorità assoluta, trattandosi della questione della sopravvivenza dell’uomo, e invece… Io credo che la società a costo marginale zero possa aiutarci ad affrontare il problema, perché si declina come società sostenibile (preferisco però il concetto di impronta ecologica a quello di sostenibilità): possiamo ridurre i consumi e gestire meglio le risorse. Ecco perché ho scritto questo libro». 

In che modo questo progetto interseca il ruolo delle religioni?
«Ora, mi ha molto colpito che Bergoglio, di cui non sapevo nulla, abbia scelto il nome di Francesco. San Francesco è stato un rivoluzionario, ha posto la difesa dei poveri e il rispetto del creato al centro del suo messaggio. Il sistema capitalistico ha sfruttato la Terra, per rifornirsi di energia e produrre ogni sorta di bene da commerciare in vista del guadagno. So che papa Francesco ha vissuto per tanti anni nei barrios argentini e si è occupato delle persone più indigenti. Anch’io da ragazzo ho operato come volontario nei quartieri più poveri di New York. Certo, è fondamentale aiutare la singola persona che ha bisogno, però per questa via non cambiamo alle radici la società e il sistema generale resta immutato. Per produrre un cambiamento reale e duraturo, che non riguardi solo qualche gruppo ma tutti gli uomini, le creature e l’ambiente in cui viviamo, dobbiamo ripensare il modello economico, trascendendo il presente alla luce di una visione più ampia e generosa. Solo così possiamo coltivare una speranza per il futuro. E io personalmente nutro la speranza che la mia proposta di una società a costo marginale zero, fondata sulla condivisione, le energie rinnovabili, il diritto all’accesso anziché lo sfruttamento, possa risultare interessante anche per la Chiesa. Mi piacerebbe tanto sapere qual è il pensiero di papa Francesco a tal proposito». 
http://m.famigliacristiana.it/articolo/jeremy-rifkin.aspx

lunedì 27 ottobre 2014

TELERAMA E IL TUBO.


Stamattina, mentre mi apprestavo al collegamento telefonico con Tele Rama News, per lo speciale NO TAP, ho aperto la pagina web di Tele Rama e mi è caduto l'occhio sullo slogan "Chi ha paura del TUBO cattivo" - sottotitolo: "Non credere alle favole, scopri la  verità sul gasdotto TAP".
Ho immediatamente pensato di essere vittima di allucinazioni. Non poteva essere!
"Ma come?!?", mi sono detto " facciamo tanto casino contro Telenorba, che si è svenduta ai TAPpisti, indicando nell'emittente leccese uno spazio di libera informazione d'assalto con le inchieste dei Danilo Lupo e delle Tiziana Colluto, e mi ritrovo la pubblicità di questo ca@@o di tubo pure quì? 
Ma che è un'epidemia?"- mi sono detto!
Il giorno dello sp...aruto gruppo!
Capirete che quando l'intervista è cominciata la questione mi bruciava che sembravo   Roger Rabbit quando non riesce a trattenersi dal fare il ta-ta finale del varietà. Mentre davo i numeri del disastro della bolla del gas e della sua inutilità nell'equazione energetica pugliese, nazionale e europea, mi ripassavano davanti agli occhi le immagini del 15 luglio in via dei Templari con lo sparuto gruppo che riuscì a sabotare la vergognosa campagna disinformativa ("Energia a vocazione turistica"? Ma per piacere!!!...) di TAP che voleva riempire le manifestazioni dell'estate salentina con i suoi schifosi e inutili gadget. Quello sparuto gruppo che avrebbe dato origine al Coordinamento interprovinciale No TAP No Fossili, baluardo ancora oggi dell'azione di sensibilizzazione popolare contro la politica fossile e i fossili della politica
E quindi, in finale di intervento non ce l'ho fatta a trattenermi e ho fatto gentilmente notare alla mia intervistatrice, che lei lavora per una emittente che predica bene e razzola male (Evidentemente nella Puglia di Vendola il mal-razzolismo è contagioso... :( )
Perciò ho spiegato che avevo apprezzato le parole del Presidente di Tele Rama  Pagliaro a Torre Paduli durante la notte di San Rocco (evento musicale magistralmente coperto dall'emittente salentina), quando si era complimentato con il Sindaco per aver rinunciato alla pelosa sponsorizzazione di TAP.
E mi sono chiesto se lo stesso principio non si applica anche a Tele Rama. Forse non sono stato troppo delicato, magari inopportuno, e credo che la mia domanda abbia toccato un nervo scoperto. Mi stata opposta la considerazione che TeleRama, a differenza di Telenorba continua a mantenere una linea editoriale anti TAP (e questo è vero, certi editoriali di Telenorba sull'energia provocano immediati conati di vomito!), ma che le scelte di carattere finanziario e imprenditoriale sono un'altra
NO TAP a Brindisi
cosa. Ma come?!?
Di fronte ai soldi i principi non esistono più?
Anzi esistono solo per stigmatizzare le scelte dei Comuni che si vendono a TAP ma se a TAP si vendono gli organi di informazione, tutto va bene in nome delle libere scelte imprenditoriali?!?
Io ho una idea etica dell'impresa (quella descritta magistralmente nel capitolo 14 del nuovo libro di Rifkin (La società a costo marginale zero) che si intitola non per caso "la democratizzazione dell'imprenditoria".
E secondo questa idea etica dell'impresa, ci sono dei valori non negoziabili.
Mi va benissimo che la linea editoriale di Tele Rama non cambi solo perchè hanno accettato la schifosa pubblicità di TAP.
Ma pensate a quanto sarebbe più bello sentir dire il Presidente Pagliaro: "Mi sono distratto  un attimo e i miei servizi finanziari hanno accettato una pubblicità da TAP che considero inammissibile eticamente. Quindi da domani la pubblicità di TAP su Tele Rama è sospesa".
Sarebbe una soddisfazione che non ha prezzo.
Per tutto il resto c'è Tele Norba...

NO TAP E NO FOSSILI.
IL MESSAGGIO
MI SEMBRA CHIARISSIMO


sabato 25 ottobre 2014

I FOSSILI DELLA POLITICA? METTIAMOCI UNA CROCETTA SOPRA. CON UNA FIRMA!

Una serie di avverse circostanze mi impediscono di unirmi ai ragazzi in Sicilia per lo "Sfiducia Day" contro Crocetta il 26 ottobre a Palermo.
Voglio perciò portare un contributo spiegando perchè io quella mozione di sfiducia a Crocetta la firmerei volando!
Crocetta parte come un (finto)  rivoluzionario e rapidamente si rivela per quello che era. Il più grande bluff della terra dei gattopardi!

Protuberanza fossile di un partito fossile, un governo fossile e un primo ministro fissile, Crocetta si caratterizza per essere  il peggior Presidente che questa Regione abbia avuto.

Incontrai Crocetta per la prima volta tramite una comune amica a Bruxelles, pochi giorni dopo che era stato eletto Parlamentare Europeo.
L'impressione che mi fece fu devastante. Disinteressato, incompetente distratto.
Erano i giorni in cui era entrato in polemica con le autorità belghe che non volevano riconoscergli la scorta anti mafia non riconoscendolo veramente come un baluardo nella lotta alla criminalità organizzata. Mi parlò solo di quello. Quando io cercai di portare il discorso sull'energia, essendo lui stato sindaco della città martire dell'ENI, Gela, ed essendo stato io uno dei revisori del piano energetico della precedente giunta, lui cambiò discorso. Ci riprovai e alla fine mi disse che le cose che proponevo erano irrealizzabili. Peccato che non le avevo ancora proposte.

Lo rividi in occasioni formali un paio di volte finchè si candidò alla Presidenza della Regione. Mi fece contattare dalla comune amica per sapere se ero interessato a scrivere la parte energia dell suo programma.
Gli feci rispondere che disapprovavo totalmente il suo disimpegnoda Parlamentare europeo senza terminare il mandato per la legislatura a cui i Siciliani lo avevano eletto e trovavo davvero poco serio il suo saltare dal parlamento Europeo alla Regione. Per questa ragione non ero disponibile, ma che se davvero voleva abbracciare il modello
energetico distribuito, gli mettevo a disposizione dei consulenti bravissimi per delle tariffe molto convenienti. Naturalmente non seppi più niente. Un mese prima delle elezioni, insieme all'ANEST, (Associazione dei produttori di tecnologie per il solare termodinamico),  il CETRI e il FRED, (il forum Regionale per l'Energia Distribuita,
Giancarlo Cancelleri firma la Carta del Sole 
diretto dall'ottimo Alfio la Rosa della CGIL),  organizzarono a palazzo Branciforte a Palermo,  una manifestazione a cui tutti i candidati Presidenti furono invitati. In questa manifestazione presentammo la carta del Sole, un impegno a andare verso il modello energetico solare distribuito. A palazzo Branciforte Crocettasi presentò per 20 minuti e fece tutto un discorso sul fatto che bisognava invadere la Sicilia sud orientale di serre fotovoltaiche ma non disse una parola sulla Terza Rivoluzione Industriale. Su di essa invece si soffermarono a lungo i rappresentanti del M5S candidati alla Regione (ricordo Giampiero Trizzino, e Francesco Cappello) seguire tutti e due i giorni del dibattito con interesse e assiduità seduti in prima fila che prendevano appunti e annuivano.
Crocetta firmò la carta del Sole senza neanche leggerla e infatti da allora ha fatto carta straccia!
Quella fu l'occasione che mi fece incontrare Giancarlo Cancelleri, che a differenza di Crocetta prese la Carta del Sole molto seriamente e la firmò ufficialmente a Palazzo dei Normanni durante la presentazione del programma della lista a 5 Stelle di cui la Carta del Sole era parte integrante con il suo modello energetico distribuito a vantaggio di tutti i Siciliani.
Giancarlo Cancelleri con me e Alfio la Rosa
Una volta diventato Presidente, cominciò la fiera dell'ipocrisia. Crocetta cominciò con la più fossile delle politiche immaginabili, garantendo trivellazioni, esplorazioni petrolifere di ogni tipo e impunità connivente a tutti gli inquinatori dalla "sua" Gela in su, invece di portare avanti le poche cose buone lasciate in eredità dal Presidente  Lombardo. Pochissime in verità, e fra di esse la procedura in fase finale di selezione di una task force -tecnicamente UAT o Unità di Assistenza Tecnica, guidata dal professor Gianfranco Rizzo, un luminare della fisica tecnica e degli impianti energetici-, che doveva aiutare i Comuni a aderire al patto europeo dei Sindaci e  realizzare il PAES (Piano di Azione per l'Energia Sostenibile).
Crocetta ignorò tutto con la scusa che la UAT era costosa (falso! era a costo zero per la Regione) preferì affidarsi a uno pseudo esperto lombardo noto per i suoi conflitti di interessi e le sue simpatie per l'energia fossile (evidentemente fra fossili si comprendevano bene), che millantò piogge miliardarie di finanziamenti per la Sicilia se si fossero affidati alle sue cure.
Il resto è cronaca.
La Sicilia ha il più basso tasso di adesione al patto dei Sindaci d'Italia e un solo PAES approvato a Bruxelles (guarda caso curato dal Circolo Europeo per la Terza Rivoluzione Industriale).
In compenso nella Sicilia di Crocetta si sprecano gli appalti di comodo a aziende amiche, i prezzari gonfiati per far fare soldi a ESCO furbastre con impianti fotovoltaici venduti a prezzi quadrupli a quelli correnti di mercato a ignari sindaci e le autorizzazioni a grandi impianti centralizzati (assolutamente estranei al modello distribuito della Terza Rivoluzione Industriale), tipo quello da 85 MWp su serra a Gela particolarmente caro al Presidente Crocetta.
Insomma più che una Crocetta, una croce, l'ennesima per questa martoriata Regione.
Una croce e una beffa, un finto rivoluzionario piegato in due alla politica fossile e ai poteri fossili. Una croce dalla quale adesso però si può scendere.
Basta una firma!
Forza amici siciliani.
La Sicilia merita di meglio.
La Sicilia merita un governo FIVE STARS!!!

BASTA CON I FINTI RIVOLUZIONARI! DI QUALUNQUE
COLORE E COLLOCAZIONE POLITICA!

PER CHI VOLESSE APPROFONDIRE ECCO ALCUNI LINK:

Sulla conferenza del settembre 2012 a Palazzo Branciforte:
Il mio intervento: https://www.youtube.com/watch?v=bNAyo6j_fs8
L'intervento di Crocetta in cui le spara grosse sull'impianto di Gela:
https://www.youtube.com/watch?v=GMrseBkqmfY

Sul megaimpianto fotovoltaico di Gela:
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/09/15/sicilia-luci-ed-ombre-del-maxi-impianto-fotovoltaico-di-gela-sponsorizzato-da-crocetta/244705/

Sul prezzario regionale gonfiato:
http://livesicilia.it/2014/06/04/il-m5s-si-sospenda-il-prezzario-regionale-per-il-settore-fotovoltaico_498816/

Sul super consulente per l'energia in conflitto d'interessi:
http://cinisi.virgilio.it/notizielocali/torna_il_superconsulente_pezzini_crocetta_lo_richiama_per_scongiurare_il_flop_patto_dei_sindaci-43676376.html

Sulla mancata costituzione dell'Unità di Assistenza Tecnica per il patto dei Sindaci
http://www.tele8tv.com/news/9420/flop-patto-dei-sindaci-in-sicilia

giovedì 23 ottobre 2014

L'attimo fuggente di Bruxelles e i coniglietti suicidi.

"Capitano mio Capitano!" Poi ci sono quelli girati dall'altra parte per la paura
 e la vergogna. E voi da che parte state?
E così, per non perdere 4 milioni di euro e qualche dorato stipendio di funzionario, il gruppo che faceva pomposamente riferimento al valore assoluto della democrazia diretta, si alleò con un pidocchioso, negazionista, razzista, misogino polacco filonazista, uno che ha detto che Hitler non sapeva dello sterminio degli ebrei, e che per queste posizioni è stato rifiutato perfino dalla Lepen!
Che dire? continuare a  ripetere che se si fosse saputo tutto questo prima alle europee moltissimi elettori non ci avrebbero votato, e io per primo, non sarei andato in giro con i NOSTRI candidati a mietere voti per il M5S? Continuare a domandarsi come mai su  scelte così importanti non venga chiamata decidere la rete dopo approfondita discussione?
A questo punto è necessario porsi altre le domande.
Viviamo un momento delicatissimo e tragico.
Il governo più fossile della storia d'Italia, sta proponendo il vergognoso decreto "Sfascia Italia" imponendo trivellazioni a gogò, gasdotti e tanto carbone, militarizzando lo scempio del territorio e della salute pubblica con il decreto sblocca Italia mentre ha già stroncato e tassato le rinnovabili con il precedente decreto.
Renzi svende l'Italia alla City di Londra
Le PMI cadono come mosche strozzate da una tassazione iniqua e da modelli economici che mirano a restringere le loro occasioni di crescita e il loro mercato per poter svendere il nostro patrimonio pubblico e privato agli speculatori finanziari internazionali amici di Renzi/Monti/Letta/Berlusconi.
L'Italia perde sovranità energetica, alimentare e economica, a causa di sciagurate politiche nazionali ed europee, ad alta intensità di capitali e bassa intensità di lavoro, in cui, con la scusa ipocrita di creare lavoro si finisce per precarizzare il poco lavoro stabile sopravvissuto, e si usa cinicamente la disoccupazione per far crescere l'esercito di disperati disponibili a lavorare per 300 euro al mese in call center con contratti mensili rinnovabili.
L'Europa sdogana il nucleare attaccando i principi cardine della sua unica politica accettabile, quella energetica e climatica, e sta affilando i coltelli per sventrare definitivamente qualunque resistenza contro la liberalizzazione selvaggia introdotta dal Trattato TITP condotto in modo più segreto di una operazione di intelligence antiterrorismo.
Riccione, foto con Nicola Conenna, Viviana Manganaro
di Greenpeace e alcuni  candidati alle regionali
Questo è il momento in cui l'unica forza di opposizione a tutto questo marciume dovrebbe vieppiù serrare i ranghi e  proporre con ancora maggior forza la battaglia per un nuovo modello energetico e economico (quello per il quale con Rifkin mi batto da anni) capace di ridare speranza ai cittadini e ricreare le condizioni di una economia sostenibile e a ricchezza distribuita, e  i  17 eletti del M5S al parlamento Europeo, che più di ogni altro possono incarnare, individualmente e collettivamente, la lotta per questo cambiamento epocale, vengono inchiodati sul dilemma se andare nei non iscritti o aderire a un gruppo vomitevole con neonazisti negazionisti, misogini, omofobi, speculatori finanziari, paradisifiscalisti, nuclearisti, climanegazionisti, antirinnovabilisti privatizzatori di beni comuni, ultraliberisti anti reddito di cittadinanza.
Ma siamo pazzi? Le forze attive sul territorio militano in ben altra direzione!

Ieri sera ero a Riccione dove abbiamo presentato i candidati del M5S alle elezioni regionali, quattro ragazzi meravigliosi con grandi competenze su sanità, ambiente, economia, sviluppo del territorio (a proposito, in bocca al lupo per il 23 novembre!). E al Circo Massimo ho portato il contributo della lotta contro i fossili e il gasdotto TAP messa in
La manifestazione contro i fossili a Italia 5 Stelle al Circo Massimo
piedi da altri ragazzi meravigliosi
 del Movimento in Salento, con i quali ero a Torre Guaceto sabato per contribuire a attirare l'attenzione dell'opinione pubblica contro il vergognoso sversamento fognario nella riserva naturale più bella di Puglia.
(Vedere questo video: https://www.facebook.com/video.php?v=10152761328307410&set=vb.631397409&type=2&theater )
Brindisi 18 ottobre. Manifestazione contro le fogne a Torre Guaceto

Domenica sera ero con il M5S in provincia di Bari per presentare territorio Zero a Noci (http://www.noci24.it/politica/partiti-politici/9867-m5s-matrix-ci-propina-il-pensiero-fossile-noi-proponiamo-territorio-zero).
E il 9 novembre tornerò apposta da Bruxelles per dare il mio contributo alla manifestazione contro lo sfascia Italia.

Ma di fronte all'ennesima imposizione scellerata di una collocazione europea contronatura e antitetica rispetto ai valori del M5S, non sarebbe onesto da parte mia tacere.

Non potete obbligare i 17 a distruggere quel residuo di credibilità democratica che era sopravvissuta alla votazione farsa di giugno, solo perchè "vuolsi così colà ove si puote quel che si vuole!"
I voti li hanno presi loro, non voi quindi chi vi autorizza a dare ordini?
.
Imponendo loro la decisione di andare con i neonazisti polacchi, (motivata peraltro con ridicoli tatticismi inascoltabili, coperti dal rumore delle vostre unghie sugli specchi),  li costringete a scegliere se mantenere alti i principi del movimento negando l'infame compromesso o diventare complici del vostro disegno di autodistruzione del Movimento stesso.

Non costringeteli a trovarsi nel drammatico dilemma degli allievi del professor Keating de "L'attimo fuggente" se salire sul tavolo per salutarlo mentre viene cacciato dal preside reazionario. oppure invece accodarsi al preside reazionario voltandosi dall'altra parte per non vedere la vergogna e lo schifo in cui li state immergendo.
Smettetela di barattare la credibilità rivoluzionaria del  MoVimento, per imporre bizzarre alleanze contro-natura utili solo a dio sa chi.
Smettetela di costringere eletti che hanno conquistato centinaia di migliaia di voti sul campo a fare la parte dei coniglietti suicidi ansiosi di decapitarsi politicamente.
Fuori dal palazzo ovattato di Lord Blog tutti possono vedere chiaramente che state destabilizzando e decredibilizzando l'unico movimento politico in grado di opporsi alla deriva fossile e finanziaria di questa Italia e di questa Europa, e lo state facendo in nome di un'alleanza con i principali sostenitori di questa deriva fossile e finanziaria!

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Per capire meglio cosa sta succedendo, consiglio la lettura di questo articolo: del Guardian dal titolo: "Lo UKIP scende a patti con un negazionista dell'olocausto solo per non perdere soldi".

http://www.theguardian.com/politics/2014/oct/20/ukip-does-deal-with-far-right-to-save-european-grouping

lunedì 13 ottobre 2014

LA NOTTE (NUCLEARE) DEI MORTI VIVENTI - COME UNA COMMISSIONE ORMAI A FINE CORSA RILANCIA ILLEGALMENTE IL NUCLEARE di Mario Agostinelli e Angelo Consoli

Questo articolo scritto in collaborazione con Mario Agostinelli, Presidente de L'Energia Felice e membro del Comitato scientifico della Foundation on Economic Trends di Jeremy Rifkin e del Circolo Europeo per la Terza Rivoluzione Industriale CETRI-TIRES, è comparso oggi sul Fatto Quotidiano con titolo "Nucleare e affari di Stato", e intende dare un contributo di analisi e riflessione sulla svolta nuclearista della Commissione Europea uscente.
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Era il dicembre 2006. Su iniziativa del primo ministro spagnolo Zapatero, Jeremy Rifkin incontrò il Commissario agli affari economici Joachin Almùnia che per tutto l'incontro non fece che lamentare il costo eccessivo dell'energia rinnovabile, “Sovvenzionarla rappresenta una distorsione del Mercato” -sosteneva Almùnia- “una tecnologia che non è in grado di stare sul merato da sola, non dovrebbe essere spinta artificialmente dall'intervento pubblico!” Oggi Almunia da Commissario alla Concorrenza, ha proposto di dare il via libera agli ingenti aiuti di Stato che il governo britannico intende dare a una nuova centrale nucleare, che sarà costruita nei prossimi 10 anni a Hinkley Point, per un costo totale di 31,2 miliardi di euro (la più cara della storia) e una potenza di 3,3GW, il doppio dei progetti fino ad oggi messi in cantiere. La scellerata proposta di Almùnia è stata approvata dalla Commissione europea con un drammatico voto che l'ha spaccata in due (10 contro cinque, con un astenuto). I sussidi di stato sono stimati a 20 milardi di euro.
Lo stesso 8 mattina andava in scena l'ipocrita tragicommedia italiana sull’occupazione.
L’Europa della Merkel ci ha abituato a reprimende sugli aiuti che gli Stati fornirebbero ad imprese in crisi per evitare il dramma della disoccupazione (si pensi alle acciaierie di Terni o agli impianti del Sulcis). Ma dietro i giri di valzer milanesi dell’establishment continentale con il neopromosso Renzi – autoproclamatosi giustiziere dell’art. 18 – in cerca di un ruolo, vediamo fra Bruxelles e Roma inquietanti operazioni che riguardano nientemeno che il nucleare futuro e quello passato.
La maggioranza di una Commisione rmai in uscita ( capitanati da Almunia, Barroso, Oettinger, e dall'onnipotente segretario generale Catherine Day, ) si è trovata contro una minoranza qualificata composta dai Commissari all'Ambiente (Potoçik), al Clima (Hedrgaard), alle Politiche regionali (Haan) e la responsabile della Giustizia e diritti fondamentali (Reicherts). Ma hanno tirato dritto mentre un complice silenzio copriva il loro disegno criminoso e oscuro.


E così, in barba alle regole tanto decantate del libero mercato, si è dato il via libera a un aiuto consistente nell'impegno che il governo di Londra prende con gli investitori e costruttori della centrale – inglesi, francesi e cinesi - a finanziare il ritorno dell'investimento, garantendo per 35 anni l'acquisto dell'elettricità generata a un prezzo stabile predeterminato, che sarà indicizzato all'inflazione! Per di più,
la società che costruisce la centrale sarà protetta da qualsiasi modifica legislativa, politica, regolamentare o fiscale (inclusa la tassazione dell'uranio) che dovesse intervenire se, ad esempio, un nuovo governo a Londra cambiasse idea. Il prezzo predeterminato e garantito fa sì che l'investimento sia completamente al riparo dalle variazioni di mercato. Se nei prossimi anni prezzi di mercato dovessero calare, per esempio a causa dell'aumento della produzione di energia rinnovabile, i consumatori britannici dovranno continuare a pagare quello stesso prezzo ancora per decenni.
Al contrario della politica di incentivazione delle rinnovabili che è stata decisa democraticamente dall'Ue nel 2008-2009 (con voto in Consiglio ed Europarlamento su proposta della Commissione), qui è la Commissione, in scadenza a fine Ottobre, che ha preso da sola la decisione a strettissima maggioranza.
La decisione, senza precedenti, sta già suscitando non solo le proteste delle Ong ambientaliste, dei Verdi europei e dei movimenti antinucleari, ma anche l'opposizione di alcuni governi dell'Ue, a cominciare da quello austriaco, irlandese e greco.
E il governo italiano, chiederete, forte in casa di un pronunciamento referendario contro il nucleare? Ha ben altro cui pensare e da raccontare, non solo contro i diritti del lavoro e dell’ambiente (torneremo sull’incredibile Salvitalia), ma addirittura sugli affari ancora da incassare sulle scorie e il decomissioning del nostro lascito nucleare.
All’ISIN, l’Istituto che, secondo la nuova normativa, dovrebbe sovrintendere e coordinare tutta la fase della dismissione degli impianti nucleari e della costituzione del deposito di superficie dei rifiuti radioattivi, il Governo avanza la proposta di Antonio Agostini, consigliere dei ruoli della presidenza del Consiglio dei ministri, un uomo legato all'apparato organico del vecchio potere politico e che - questo è l'aspetto più grave, non ha alcuna competenza in materia. Si tratta di un ruolo dal quale deve essere garantita a ogni passo informazione completa e adeguata e trasparenza delle decisioni. Ma tant’è: il cambiamento si dice ma non si fa. Come nel caso di sorprendente di Tiscar, nuovo e inaspettato direttore generale della presidenza del Consiglio, uomo di CL e fedele di Formigoni, da sempre favorevole alla privatizzazione dell’acqua. Insomma: il cambiamento e il metterci la faccia, da Bruxelles a Roma, anche quando il popolo ha detto la sua coi referendum, ha sempre il sapore degli affari.

Per maggiori informazioni si prega di consultare i link seguenti:



http://www.wallstreetitalia.com/article/1748373/via-libera-commissione-ue-ad-aiuti-di-stato-al-nucleare-in-gb.aspx

http://planetark.org/wen/72306

A questo link si può vedere tutta la conferenza stampa di presentazione della decisione di approvare "l'aiutino nucleare" di Almùnia, Un imbarazzatissimo Commissario alla Concorrenza si confonde, farfuglia, e esita sotto i colpi delle domande di mio fratello Lorenzo Consoli,  dal minuto 8:30 in poi.

http://ec.europa.eu/avservices/video/player.cfm?ref=I093626