lunedì 3 febbraio 2014

Bye Bye Boldrini

Quando la Boldrini veniva eletta Presidente della Camera dei Deputati, a marzo scorso le diedi il benvenuto con un post pieno di speranza che si intitolava "L'empatia al potere".

http://angeloconsoli.blogspot.it/2013/03/laura-boldrini-lempatia-al-potere.html

Quanto rapidamente si è dissolta quella speranza! Vanificata in un niente! Completamente azzaerata con una crudeltà e uno spirito autodistruttivo che credevo impossibili nella Laura Boldrini che conoscevo e che ho descritto in quel post.
Ricapitoliamo succintamente i fatti:
La Repubblica Italiana non è più una repubblica parlamentare. A causa dell'abuso della legislazione d'urgenza tramite decreto, una possibilità prevista dall'art. 77 della Costituzione qualora sussitano particolari ragioni "di necessità e d'urgenza"  della quale tutti i governi hanno ampiamente abusato,  praticamente le leggi di iniziativa parlamentare non si fanno più!
Tutta la legislazione italiana viene iniziata dal governo con la formula del decreto legge. Per esempio nel Parlamento del quale la Boldrini dirige uno dei due rami, dopo quasi un anno di vita, non è stata ancora approvata una sola legge di iniziativa parlamentare. Di fronte a questo "furto di iniziativa legislativa" il Presidente della Camera dovrebbe essere geloso delle prerogative della sua assemblea e difenderle contrastando in tutti i modi l'abuso della decretazione d'urgenza ex art. 77 Costistuzione.
Allora, dalla Boldrini del mio post "L'empatia al potere", mi sarei aspettato che avesse preso con forza le difese del Parlamento contro gli abusi del governo, mentre invece già nei mesi precedenti avevo dovuto osservare che non si comportava così ma anzi si manifestava estremamente "comprensiva" con le esigenze  del governo,  e estremamente ostile se non proprio istericamente avversa a ogni forma di opposizione.  Ma quello che è successo la settimana scorsa è decisamente andato a di la di ogni limite e mi determina a concludere che questa Presidenza in pochissimo tempo si è rivelata la peggiore Presidenza della Camera dei Deputati.
Ricapitoliamo brevemente i fatti: il governo associa due cose che non c'entrano assolutamente niente, commettendo una evidente forzatura, e collegando la cancellazione della seconda rata dell'IMU al decreto per la ricapitalizzazione (a spese dello Stato e non  dei soci privati -banche e assicurazioni-) della Banca d'Italia. E' un decreto "omnibus" contro cui si è schierato perfino Napolitano ("the Untocheable" anche conosciuto come "l'Innominabile"). Il governo pasticcione e colluso con i poteri forti mafioso-bancari ha deciso di regalare alle banche private 7,5 miliardi delle riserve della Banca d'Italia in modo che le Banche possano iscrivere cospicue plusvalenze nei loro attivi e dare una immagine di maggiore solidità finanziaria nonstante tutte le perdite dovute alle speculazioni sui derivati, nonchè le molteplici sofferenze di clienti messi in ginocchio dalla crisi e quindi incapaci di rimborsare i loro debiti. In pratica, si tratta di un inspiegabile regalo alle banche che genera delle plusvalenze a cui mai esse avrebbero sperato di poter accedere e sulle quali (ed ecco l'aggancio con il pagamento dell'IMU) si genera un gettito fiscale che permetterà di annullare la seconda rata dell'IMU. Cioè in altre parole dobbiamo perdere 7,5 miliardi di euro di riserve della Banca d'Italia che sono nostre, dei cittadini, per ottenere un gettito di 900 milioni di euro. Una operazione in perdita secca per lo Stato ma fortemente vantaggiosa per le banche come spiega benissimo anche Gianni Dragoni, esperto economico della trasmissione Servizio Pubblico (non certo uno sfegatato attivista 5 Stelle),
L'economista Gianni Dragoni a Servizio Pubblico

http://www.serviziopubblico.it/2014/02/imu-bankitalia-regalo-alle-banche-2/

Di fronte a questo ennesimo regalo alle banche, il governo tace pavido, ma è il popolo a 5 Stelle che impugna la bandiera dell'opposizione più dura.

E chi si mette di traverso per impedire che l'opposizione dei 5S abbia successo e fa scattare la cosiddetta "ghigliottina" per azzerare il dibattito e portare immediatamente in discussione e approvazione il decreto "omnibus"? Proprio la Presidente Boldrini.

Un gesto inspiegabile di sostegno al governo pasticcione e arrogante (infatti il governo ha sbagliato i tempi di invio del decreto alla Camera, riducendosi all'ultimo minuto e esponendosi al rischio di ostruzionismo che ne avrebbe determinato la decadenza). Nonostante i 5 Stelle avessero presentato un ordine del giorno che proponeva lo scorporo della parte relativa all'IMU da quella relativa alla ricapitalizzazione "pro banche " della Banca d'Italia, e dunque permetteva al governo di "salvare la faccia relativamente alla sussistenza del requisito dell'urgenza rispetto alla questione IMU (per cui tale requisito era forse ipotizzabile) rispetto alla questione ricapitalizzazione Bankitalia (per cui non era ipotizzabile manco per niente visto che tale ricapitalizzazione aspettava dal 1936, e quindi anno più o anno meno...)
Un vero e proprio uno schiaffo al Parlamento.
I diritti democratici di intervento dei deputati del M5S, costituzionalmente garantiti,  vengono così pesantemente violati! Scattata la "ghigliottina" i 5 Stelle si scaraventano sui banchi del governo per una forma di protesta civile  e non violenta (lo "stunt" prevede che 40 deputati 5 Stelle si siedano sui banchi del governo con un bavaglio sulla bocca). A questo punto deputati della maggioranza intervengono per impedirlo, Loredana Lupo si becca lo sganassone dal Questore-sceriffo D'ambruoso, la seduta finisce nel caos.

Post fatto: la Boldrini da Fazio ammette che la ghigliottina non è prevista da alcun regolamento ma è prassi consolidata.
Prassi consolidata?!?!? Ma se era la prima volta che veniva applicata!
Ma la Boldrini ce l'ha un neolaureato in diritto costituzionale che le spiega il concetto di "prassi"? Ma come fa a fare questa affermazione  superficiale imprecisa e approssimativa  che denota solo incompetenza, malafede e arroganza?
Non mi soffermo, nè mi interessa farlo, sulle opinioni espresse dalla Boldrini  in merito alle offese da lei ricevute sul blog di Beppe Grillo (un post che comunque,  forse, si sarebbe potuto evitare  visto che si è risolto in un clamoroso autogol che ha fatto in modo che si sia smesso di discutere del regalo alle Banche nella ricapitalizzazione dei Bankitalia, mentre per giorni l'oggetto della discussione pubblica  si è trasferito sulla volgarità e "pericolosità" degli attivisti in rete del M5S).

La Boldrini vuole solidarietà per violenze verbali usate contro di lei da anonimi commenti sul blog di Grillo, (su cui dovrebbe forse indagare la polizia postale),  ma non offre alcuna solidarietà per la violenza fisica esercitata dal Questore D'Ambruoso nei confronti della deputata Loredana Lupo.

Alla faccia dell'"empatia"!

Per questo, mi sento perfettamente legittimato a "scaricare" la Boldrini, seguendo l'esempio di quello che è ormai il suo "ex partito". Infatti da quello che mi pare ormai la Boldrini non gode più della fiducia del partito che l'ha fatta eleggere, prima come deputato e poi come Presidente della Camera.

Sulla homepage del sito di SEL è comparso questo eloquente post a firma di Elettra Deiana:

L’istituto della ghigliottina, nella forma di stretto contingentamento dei tempi della discussione, è previsto soltanto a Palazzo Madama, normato dagli art. 78 Comma 5 e art. 55 Comma 5 del regolamento del Senato. Non è invece previsto in quello della Camera. Se non è previsto non è un atto di responsabilità ricorrervi ma un discutibile atto d’arbitrio. Non a caso, non si è mai verificato il caso che un presidente della Camera ne facesse uso. Il precedente sta soltanto in una azzardata dichiarazione di Luciano Violante, nel periodo in cui fu presidente della Camera, cioè la XIII Legislatura. Violante allora si sentì in dovere di sentenziare, con quel piglio da re che ancora contraddistingue alcuni eredi del vecchio Pci, che, sia pure in assenza della ghigliottina, rientrava nella sua responsabilità assicurare la deliberazione della Camera sui decreti-legge, ricorrendo, se necessario, proprio a quello strumento estremo. La logica dell’ “Ipse dixit”, insomma. Ma se glielo chiedete, lui spiegherà che non c’è nulla che non sia a posto sul piano della legittimità politica. E sulla legittimità istituzionale? Bella domanda, senza risposta ovviamente, perché non prevista. La presidenza della Camera non ha nessun obbligo verso le esigenze, le priorità o i pasticci del governo. Che per la prima volta la ghigliottina sia stata usata dalla presidente Boldrini mi ha messo in uno stato di grande disagio. E non perché Laura Boldini sia stata portata in Parlamento da Sinistra Ecologia Libertà. Anche per questo, forse, ma soprattutto perché la sua scelta, sicuramente sofferta, ma non è questo il punto, conferma che all’onda della cultura politica ormai dominante, pervasa dalla libido della governabilità a tutti i costi, plaudente al decisionismo acostituzionale, piena di disprezzo verso le regole scritte e la fatica umana e storica, per arrivare ad averle scritte davvero, non c’è più difesa. Da parte di nessuno. Resa totale, attraverso le cui faglie esplode ovviamente la rabbia antisistema di chi, come il M5S, usa il richiamo alla Costituzione come una clava, l’aula come un ring, la parola pubblica dell’essere parlamentare come una fatwa. Ma va ricordato che i pentastellati, e anche Sel, avevano comunque chiesto che il decreto monstrum Imu/Bankitalia fosse spezzato in due. Subito l’Imu e poi un nuovo iter per la questione relativa alla Banca d’Italia. Richiesta ragionevole, oltre che giusta, per una questione – Banca d’Italia – eminentemente nazionale, con propaggini europee, di cui il Parlamento sarebbe dovuto essere investito a pieno titolo e con i tempi necessari a un vero confronto. Ma i pentastellati scelgono sempre la messa in scena furiosa che sempre nasconde le loro buone ragioni anche, come in questo caso, ci sono. Deriva politico-istituzionale che ha ormai molti coprotagonisti, mossi da un coacervo di interessi e pulsioni divaricanti, che poco hanno a che vedere con “l’interesse degli italiani”, come da tutte le parti si pontifica. O dei “cittadini”, come sbraitano i penta stellati, arrivando a mettere in atto inquietanti scene da guerriglia urbana. I luoghi non sono soltanto luoghi. A Luciano Violante il quale da presidente della Camera spiegava come non fosse “accettabile in nessun sistema politico democratico che sia una minoranza a deliberare e non una maggioranza” si sarebbe dovuto rispondere già allora – e oggi come non mai – che la forsennata escalation verso la decretazione d’urgenza tout azimut, arriva a mettere insieme questioni che non hanno nessuna attinenza l’una con l’altra, e costituisce una violazione di fondo della funzione parlamentare, così come essa è definita e tutelata dall’articolo 77 della Costituzione. Articolo chiaro, limpido, inequivocabile, che stabilisce l’eccezionalità della decretazione d’urgenza e ne ordina le procedure nel senso di salvaguardare il principio chiave che la funzione legislativa deve comunque restare nelle mani del Parlamento. Senza le garanzie dell’articolo 77, anzi nella rimozione completa di quell’articolo – basti seguire qualche talk show dove si discutono le cose sull’onda della cronaca politica dell’ultima ora e delle dichiarazioni di questo o quel leader, senza richiami, connessioni – sarà certamente assicurato il diritto della maggioranza di portarsi a casa qualsiasi bottino a qualsiasi costo. Ma sempre più a scapito e contro i principi della democrazia rappresentativa. C’è una formula che fa rizzare i capelli anche in testa a chi non ce l’ha tra quanti in queste tumultuose settimane si affannano a difendere il principio della governabilità purchessia, senza regole, limiti, garanzie per chi non è d’accordo, sostenendo che invece non c’è nessun attentato alla democrazia. La formula è quella usata per la prima volta da Alexis de Tocqueville, preoccupato che i troppi mettessero sotto scacco definitivo le minoranze. Si chiama tirannia della maggioranza e nel conflitto tra governabilità e rappresentanza costituisce il piedistallo che va costruendo la vittoria – vuota per altro – della prima. Che la crisi della governabilità sia sempre più la conseguenza di una crisi senza fine della politica, delle sue storture e del suo degrado, della sua subalternità a poteri che sfuggono al suo controllo e alla sua decisionalità, in primis quello economico-finanziario, della personalizzazione degli interessi e delle carriere e via discorrendo, è materia nota ma che viene trattata nel dibattito come un capitolo a parte rispetto all’assillo ideologico della governabilità. A cominciare dal capo dello Stato, a cui competerebbe il compito di avere cura dell’ordinamento costituzionale, spiegando, attraverso pertinenti azioni di moral suasion, come stanno insieme e si tengono le cose. Ma lasciamo perdere. Il Presidente della Repubblica è da tempo protagonista tutto politico, con pieno e decisivo ruolo e scarsa preoccupazione di impartire lezioni di Costituzione. Ruolo insomma più extra costituzionale che mai, il suo. Ma che esistano i presupposti dell’impeachment fa soltanto ridere, se soltanto si hanno chiare due cose: da una parte la complessa natura del ruolo e delle responsabilità del Presidente, secondo l’articolo 90, dall’altra la consapevolezza che il ruolo del Quirinale è quello che è perché la politica non vuole, non può, non è proprio in grado di fare alcunché di diverso da quello che Napolitano costruisce e suggerisce. Inoltre chi sentenzia del Parlamento come di una “scatoletta di tonno da aprire” dovrebbe riflettere seriamente sulla natura del proprio rapporto con la Costituzione e del proprio ruolo un po’ extra di rappresentanti, “cittadini” in simbiosi diretta con i cittadini della rete. Tagliola? No prego, ghigliottina. Mi è venuto il nervoso per questo balletto linguistico. Strumenti di strazio e di morte l’una e l’altra, la tagliola e la ghigliottina. Invocate, sbagliando la parola o precisandola, ma con una sola idea: portare a casa quello che il governo Letta ha messo nel carniere, e mandare a quel paese, una volta di più, la rappresentanza democratica. Spesso le parole anticipano, alludono, evocano. Lo strazio o la morte del sistema democratico, delle sue regole interne e della sua forza morale, di quello spirito costituente che non dovrebbe mai estinguersi nei poteri costituiti e della sua vocazione espansiva e inclusiva che la Costituzione disegna ma non può più garantire, perché non più incarnata in niente e nessuno, Bisognerebbe pensarci su seriamente, ma non succede. Ovviamente.

L'originale a questo link: http://www.sinistraecologialiberta.it/notizie/il-parlamento-lart-77-della-costituzione-e-la-ghiliottina/

La Boldrini ha avuto una serie di occasioni da marzo ad oggi per dimostrare che la mia fiducia nella sua "empatia" era ben riposta, e che sarebbe riuscità a guidare il gioco in modo conforme al dettato costituzionale, far rispettare il parlamento e condizionare la vecchia politica.

Invece ha fatto il contrario e si è fatta condizionare (forse anche ricattare) dalla vecchia politica.
Della sua carica "empatica" non è rimasto niente mentre invece ha dato prova di aver capito subito come funziona e di aver fatto la scelta più comoda. Quella del potere.

Ma potere e empatia non vanno d'accordo.

Dunque mi dichiaro profondamente deluso e mi unisco alla richiesta di dimissioni immediate della Boldrini dalla Presidenza della Camera per manifesta mancanza di equilibrio e imparzialità che le impediscono di svolgere quello che dovrebbe essere un ruolo di garanzia e che lei ha trasformato in una buffonata!









Nessun commento:

Posta un commento