mercoledì 29 febbraio 2012

DIAMO FIDUCIA A LUCHO!

Dopo la sconfitta di Bergamo, il dibattito su Luis Enrique alla Roma incendia la curva giallorossa d'Italia. Sento il bisogno anch'io di dire la mia, "un po' per celia e un po' per non morire" (perdonate l'incipit tardo romantico melodrammatico da baraccone). Allora che é successo a Bergamo? É successo che  doveva andare in fiamme di l'Atalanta, ma in fiamme ci è andata la Roma. Abbiamo fatto un quarto d'ora d'assalto a fine primo tempo, quando sembrava che potevamo dilagare. 
Poi hanno dilagato loro. Colpa di Lucho che fa il rigido con De Rossi per 5 minuti di ritardo? Anche, ma non solo. 
Concordo con quanti sostengono che la disciplina va rispettata ma discordo sul fatto che vada rispettata in modo talmente autolesionistico! Con De Rossi in campo è un'altra musica e allora perché un suo ritardo lo deve pagare tutta la squadra? Ci sono mille modi di far pagare solo lui! Cito a caso?
1 - supermulta di 10.000 euro per minuto di ritardo; 
2 - riduzione del premio partita alla metà; 
3 - obbligo di guardare con i divaricatori oculari tutto il DVD "Forza Lazio! Bianco celesti nel cuore"; 
4 - imposizione di un mese di astinenza da qualunque rapporto sessuale con Sara Felberbaum o, peggio, 
5 - concessione di quindici libere uscite di Sara col giovane Montalbano. E mi fermo qui! 
Mi auguro quindi che a partire da oggi Lucho eserciti il suo giusto potere disciplinare senza mutilare la formazione che deve scendere in campo e questo vale per De Rossi a Bergamo come per Osvaldo a Firenze, le due sconfitte più vergognose della stagione (va bene c'è anche Cagliari, poi Siena, lo Slavia Praga, però limitiamoci alle due più recenti). 
Ciò detto vorrei fare outing e dire che Luis Errique deve continuare il suo lavoro. Ha preso una squadra devastata da due anni di incertezza della cogestione in tregua armata Sensi/Unicredit e l'ha rivoltata come un calzino. Ha fatto male? Perchè, rimpiangete forse la Roma da metà classifica lasciata da Montella? (Che io stimo tantissimo sia chiaro) Io no! 
Dice: ma Lucho non ha mai vinto una mazza! E allora? Diamogli tempo! Fergusson ha navigato per anni a vista prima di vincere qualcosa con il Manchester udt e farne la macchina da guerra che tutti conosciamo. E che cosa aveva vinto Pep Guardiola prima di fare il triplete? 
Non è che Lucho è un mostro quando spezza le reni al Cesena 5 a 1 o all'inter 4 a 0 e poi diventa un cesso quando perdiamo. Certo possiamo perdere senza essere umiliati (e grazie Colantuono, per esserti dimostrato un vero signore dicendo ai tuoi di non infierire su un avversario allo sbando: un vero romanista si vede anche da questi dettagli!). 
Certo! La difesa alta ci lascia troppo scoperti. Ma credete che Lucho non lo sappia e non stia predisponendo le contromosse? Però ci vuole il tempo che ci vuole. E diamoglielo sto tempo no? Questo non è mica il 4-4-2 classico! Con questo modulo prendi un goal non perché il terzino sbaglia in difesa ma perché Marquinho fa un contrasto col piede frollo in area di rigore avversaria. Tutti 'sti goal del cavolo li prendiamo per errori in attacco non in difesa. Io una soluzione non ce l'ho e non mi permetto di suggerirne una al  Mister o di giudicarlo. Lo incoraggio a cercarla e se non la trova subito il mio sostegno non glie lo levo dopo tre o quattro partite perse. I ragazzi devono sentire la nostra fiducia. I loro errori in campo non tradiscono vigliaccheria o disonore per la maglia, ma l'insicurezza di un equipaggio la cui nave sta affrontando l'ignoto in mare aperto. 


E qui vorrei fare una digressione sugli arbitraggi, specialmente quelli di un certo D'Amato, che sfornano cartellini rossi come bruscolini a senso unico. Giova ricordarlo: il rosso a Juan contro la Fiorentina era invece un fallo di Jovetic che gli tiro' la maglia facendoselo rovinare addosso, il rosso a Gago per un fallo a centrocampo non era neanche giallo, il rosso a Bojan per il mani in area era giallo perché non era una chiara occasione da goal -il pallone andava fuori-, il rosso a Osvaldo è il trionfo della confusione mentale (prima il giallo a Cigarini poi  la punizione che cambia di senso...), il rosso a Cassetti per una parola di troppo peraltro a mezzabocca e nemmeno tanto scortese quando la Roma era già sull' 1 a 4 e in 10 contro 11, è dimostrazione più di malafede più che di incompetenza. 
Dice:  ma perchè la proprietà non si fa rispettare? Io non mi sentirei tanto rappresentato da una Proprietà che andasse a rosicare dopo ogni episodio arbitrale avverso e credo che se lo facesse sarebbe ancora meno dignitosa e rispettabile. Gli americani sanno che abbiamo perso soprattutto per i nostri limiti di gioco e preferiscono giustamente un decoroso silenzio alle rimostranze senza vergogna di un Conte qualsiasi. Io mi mi sento invece  perfettamente rappresentato dall'atteggiamento di distaccata compostezza con cui hanno rifiutato (e Lucho con loro) di commentare i macroscopici errori arbitrali che ci hanno penalizzato a senso unico. Ciò detto ritengo invece utile che il Popolo Romanista faccia vedere i muscoli e digrigni i denti facendo sentire a quest'arbitro tutta la disapprovazione della tifoseria più accesa del mondo! 


Amici, Romanisti, compagni di fede! Roma, dicono gli inglesi, non fu fatta in un giorno. La Roma, questa Roma audace, sfrontata a tratti anche bellissima, anch'essa non può essere fatta in una sola stagione. Ha bisogno di tempo e di equilibrio!  Vogliamo cacciare Lucho per magari ritrovarci con un Rossi  qualsiasi che ci faccia navigare a metà classifica fino a che non cacceremo anche lui prendendone un'altro che ci farà fare ancora peggio, in una spirale negativa condannandoci al girone infernale dove ardono i tifosi impazienti? Noi romanisti siamo antropologicamente diversi dai gobbi, che amano vincere facile coi trucchi di Moggi, o dai laziali che arrivano a tifare contro la loro squadra solo per dispetto a noi. Noi siamo la Roma, "nata grande e grande a da resta'!" e diamo a Lucho il tempo e l'equilibrio che gli serve, anche per tentativi successivi, di farla tornare grande!

domenica 19 febbraio 2012

FORSE FORSE FINALMENTE CI SIAMO?

Cominciano a circolare sul web indiscrezioni  su fughe di notizie relative a sondaggi che darebbero il PDL all'8 %. E il TG 3 ha appena dedicato un lungo servizio alla crisi del PDL e ha menzionato che in determinate città del nord, il PDL sarebbe già a percentuali a una sola cifra. Io non credo che sia impossibile in linea di principio, e a chi si domanda dove sono andati a finire i voti, vorrei ricordare che l'astensionismo è dato in tutti i sondaggi intorno e in alcuni perfino oltre il 40 %. Inoltre non dimentichiamo che anche alle amministrative di Napoli e Milano a maggio De Magistris e Pisapia hanno praticamente vinto per abbandono dell'avversario, risultando eletti con percentuali clamorose pur avendo ricevuto meno voti che nelle passate elezioni. Infine quando Forza Italia vinse le elezioni nel 1994, lo fece partendo da zero in quanto come partito non esisteva prima, approfittando del cedimento strutturale dei partiti tradizionali di centro destra (e del PSI) travolti dallo scandalo di Tangentopoli. Ci sono dei momenti nella storia di questo Paese in cui succede in pochi mesi quello che non è successo per decenni. Il '94 è stato uno di quei momenti. E se stesse succedendo di nuovo?

venerdì 17 febbraio 2012

MANI PULITE E MANI IMPUNITE



I giornalisti mercenari del Giornale (o Libero non ricordo e non mi interessa) si dovrebbero vergognare per aver insultato nella prima pagina di domani (..."lacrime di coccodrillo"...) in modo ancora una volta gratuito e prezzolato un uomo sincero e coraggioso come Di Pietro. Solo chi non ha memoria storica di quegli anni può ignorare che coraggio ci sia voluto alla Procura di Milano per scoperchiare il verminaio della corruzione della Prima Repubblica che nel "Porto delle Nebbie" della Procura di Roma (dove c'erano i Metta e gli Squillante) tutti si guardavano bene dallo scoperchiare! Giornalisti berlusconiani, avvoltoi  al soldo del miglior offerente, (sempre lui) vergogna! E bravo Tonino! Quelle lacrime al teatro dell'Elfo per la manifestazione dei 20 anni di Mani Pulite,  ti fanno onore!  E oggi senza di te, Saverio, Gherardo, Pier Camillo, e tutti gli altri, le mani  non sono più pulite, ma impunite!



Gli occhi lucidi, la voce che trema. Anche Antonio Di Pietro cede ogni tanto. E a vent'anni dall'avvio di Mani pulite l'ex magistrato, molisano d'origine ma ormai a Bergamo (a Curno) da decenni, si commuove nel sottolineare, al teatro dell'Elfo di Milano, cosa ha comportato per lui la mega inchiesta contro le tangenti : "320 cause di diffamazione in corso e sono stato messo sotto inchiesta 20 volte, senza mai ribellarmi, anzi ringrazio i magistrati che mi hanno dato così l'opportunità di difendermi".
Perché, ha continuato un Tonino sorprendente durante la manifestazione dedicata proprio al ventennale di Mani pulite "chi non ha nulla da nascondere non si deve preoccupare delle inchieste".  
L'iniziativa, seguita da un folto pubblico a teatro e poi in diretta sia online che in alcune tv, è stata organizzata "per aiutare a ricordare perché questo aiuta ad avere un futuro migliore", ha detto lo stesso Di Pietro nel saluto introduttivo. Sono poi intervenuti il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, l'assessore al Bilancio Bruno Tabacci, Leoluca Orlando e i giornalisti Gianni Barbacetto e Marco Travaglio.


http://video.repubblica.it/edizione/milano/mani-pulite-di-pietro-si-commuove-ricordando-l-inchiesta/88409?video

SOLSONICA E' VIVA E VEGETA!

E GUIDA IL MERCATO ITALIANO DEL FOTOVOLTAICO.
Per un errore dovuto a mancata verifica di informazioni raccolte sul web, nel mio post dal titolo Pomodori e Pannelli della settimana scorsa ho affermato erroneamente che la Solsonica stava fallendo. Me ne scuso con gli interessati e con i lettori. La Solsonica sta bene e lavora senza problemi (forse potrebbe stare ancora meglio se il governo non intervenisse continuamente con provvedimenti retroattivi che tolgono certezza e stabilità agli investimenti nel settore, ma questo sarà oggetto di un mio prossimo post). Per il momento mi limito a smentire quello che ho affermato erroneamente e a confermare che la Solsonica non solo sta bene ma è diventata il numero uno per celle e pannelli fotovoltaici in Italia come certificato dal SOLAR ENERGY REPORT 2011 dell'Energy Strategy Group del Politecnico di Milano. Complimenti  a Solsonica! E ancora perdono per l'involontario errore.

martedì 14 febbraio 2012

LO SCHIAFFO AD ALEMANNO SULLE OLIMPIADI NASCONDE LA PAURA "GRECA"

Io non ero convinto delle Olimpiadi a Roma. Mi pare che fosse una corte dei miracoli con tutti i comitati d'affari ben rappresentati. Mancava soltanto  Bertolaso (ma forse c'era anche lui, rappresentato da qualcun altro), ma il modo in cui Monti le ha fatte saltare mi convince ancor meno. Erano soldi che se tutto va bene dovevano essere impegnati fra quattro anni, e se ben gestiti (un SE molto grosso) avrebbero reso molto e non solo in termini di immagini. E comunque confermando la candidatura di Roma, l'Italia avrebbe acquisito un forte potere negoziale che si sarebbe potuto far valere per altre cose con i paesi concorrenti. A questo punto l'atteggiamento di Monti si spiega solo in un modo: Monti ha paura che le Olimpiadi portino Sfiga. La Grecia le ha fatte ed è fallita. E non ha voluto rischiare lo stesso anche per l'Italia... http://www.repubblica.it/politica/2012/02/14/news/reazioni_a_no_a_olimpiadi_roma-29879054/

sabato 11 febbraio 2012

POMODORI E PANNELLI



L'art 65 del decreto liberalizzazioni ha fatto partire una discussione sulla necessità di preservare il territorio dal silicio. Con un intervento assolutamente non programmato è stata inserita da questo articolo una nuova normativa che tenta di regolare il delicato rapporto fra agricoltura e rinnovabili, tagliando demagogicamente a colpi di slogan questioni molto complesse che necessitano un tavolo di discussione serio e approfondito. Da ultimo, il Ministro Clini, novello fustigatore di "speculatori delle rinnovabili" (quelli del petrolio o del nucleare non sembrano avergli mai dato troppo fastidio!), ha affermato che nei campi bisogna far crescere i pomodori, non il silicio, annunciando ulteriori "punizioni" per gli immondi affamatori di esseri umani che preferiscono impiantare pannelli fotovoltaici piuttosto che cibo (http://paroleverdi.blogosfere.it/2012/01/clini-nei-campi-pomodori-non-fotovoltaico.html).  
Ora, a parte che in provincia di Brindisi per centinaia di ettari non si possono più coltivare nè pomodori, nè carciofi, ne ulivi, nè lattuga, nè zucchine, nè nient'altro destinato all'alimentazione umana, e non è per il fotovoltaico ma per il carbone della centrale ENEL di CERANO, (e i cittadini stanno ancora aspettando un'impennata di indignazione del Ministro anche su questo...)  credo che sia venuto il momento di mettere ordine nei pensieri senza facili demagogie, nè pilatesche fughe in avanti.
Clini in camice bianco? Sarà per il carbone?...

E perciò sento il dovere di intervenire in questa discussione che  sento  un po' (molto) anche mia, in quanto ho contribuito a elaborare le linee guida per l'energia e le produzioni sistemiche per lo Slow Food e per Terra Madre (che troverete a questa  pagina web http://cetri-tires.org/press/2011/terra-madre-slow-foodpolitiche-alimentari-e-sostenibilita/?lang=it ) e le ho illustrate a Terra Madre 2010 nel panel dell'assemblea finale. 


Cerano era una spiaggia splendida, una volta,  oggi  purtroppo
dominata dall'ecomostro della centrale a carbone
Cerano: i fumi che respirano i bambini nel Salento




















Metto subito, come si suol dire, le mani avanti, per chiarire che  nessuno più di me è convinto che la la terra fertile e il territorio vadano usati per l'agricoltura e non per il fotovoltaico! A ulteriore riprova, (mi si perdoni l'auto-citazione) in  un articolo sull'argomento che ho scritto insieme a Carlo Petrini n relazione alla situazione Pugliese, comparso in prima pagina su Repubblica il 17 aprile 2010 dal titolo PANNELLI FOTOVOLTAICI VIA DALLE CAMPAGNE, che valorizzava un accurato studio scientifico dell'ARPA Puglia, ingiustamente trascurato dalle istituzioni (in caso non ne abbiate abbastanza di questo post, lo potrete leggere a questo link: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/04/17/pannelli-solari-via-dalle-campagne-via-dalle.html
 ). Ciò detto però, devo dire che non mi convincono le norme a presunta tutela del territorio agricolo frettolosamente incluse nel decreto liberalizzazioni e INSISTO per la soppressione pura e semplice dell'art. 65 che le ha introdotte. NON E' UNA QUESTIONE DI MERITO MA DI METODO. 
Si sperava ch questo governo, a differenza del precedente, avrebbe chiuso con la politica opportunistica di infilare di straforo provvedimenti che necessitano una attenta discussione e riflessione, in atti legislativi che non c'entrano niente solo per fare un favore a questa o quella lobby. 
Non entro nel merito delle previsioni dell'art 65 (che prevedono maggiori incentivi per impianti su serre e pongono limitazioni retroattive a molti altri impianti su terreni agricoli e non). Dico solo che il rialzo degli incentivi alle serre è speculativo anch'esso, se non è accompagnato da regole per la presentazione di piani agronomici e commerciali validi e credibili per quello che si deve coltivare sotto le serre. 
Se non parto da quello che deve essere coltivato sotto la serra, innanzitutto assicurandomi che la situazione di ombreggiamento lo permetta, e poi garantendogli un mercato perchè i prodotti non rimangano sulle piante (come succede troppo spesso anche fuori dalle serre), allora la serra sarà solo una scusa per aggirare il divieto di fotovoltaico su terreni fertili.
Fare 25 MW di serre a Su Scioffu in Sardegna, con capitali indiani e manodopera americana, senza garantire che i prodotti sottostanti abbiano una filiera commerciale e un mercato che giustifichino i pannelli soprastanti, è speculativo quanto farli a terra, e nel frattempo l'agricoltura sarda muore, come quella siciliana, pugliese e di tutto il Paese. 
Quindi ha ragionissima chi risponde a Clini che non è vietando gli impianti fotovoltaici che si rilancia il mercato del pomodoro. Quello che ammazza la nostra agricoltura, caro Clini,  è la filiera intermediaria parassitaria. Esattamente come nell'energia! Abbiamo il paradosso del tarocco siciliano che rende solo 0,09 cents al produttore di Catania, ma costa 2,5 al consumatore di Milano. Chi si fotte tutta la plusvalenza? Il sistema mafioso-intermediario della logistica (e questo vale per tutto il paese non solo per la Sicilia: il Comune di Fondi dove è intervenuto un decreto prefettizio di scioglimento per infiltrazioni mafiose dovute ai suoi mercati generali, è nel Lazio e non in Sicilia!). 
Ovunque ci sia grande distribuzione centralizzata di orto frutta e altri prodotti agricoli, vengono "spremute" le due estremità (produttori e consumatori) a esclusivo vantaggio dei parassiti intermedi. 


Poi abbiamo il paradosso del bilancio carbonico esagerato anche per prodotti che potrebbero essere a chilometro zero, solo perchè i sistemi di distribuzione sono orientati esclusivamente al profitto. Un caso di scuola è ormai quello famosissimo dei  pomodori di Pachino che potrebbero essere venduti a chilometro zero a Siracusa, e invece vengono trasportati nelle grandi centrali di imballaggio nel nord per poi ritornare negli ipermercati della grande distribuzione siciliana, e da chilometro zero diventano a chilometro 1.800! Ma perchè? Non si possono imballare localmente, dando lavoro a impianti di imballaggio locali? No!  Perchè gli intermediari non guadagnerebbero abbastanza.


Abbiamo creato il mostro della grande concentrazione anche in agricoltura, che appesantisce il bilancio carbonico di tutti i prodotti solo per fare delle economie di scala che alzano mostruosamente i profitti e comprimono l'occupazione. E in Italia ci va ancora bene perchè i contadini che si suicidano per questo sistema che li estromette dai mercati, non sono moltissimi. In India l'industrializzazione del cibo causa almeno 20.000 morti l'anno di "contadini che si suicidano perchè non riescono a far fronte ai debiti contratti per acquistare sementi, fertilizzanti e pesticidi" (Carlo Petrini, TERRA MADRE,2008 Slow Food editore, pag 84).

Dunque, perchè un contadino trovi conveniente continuare a coltivare il pomodoro o il tarocco, bisogna metterlo in condizione di guadagnare di più. diventando competitivo sia con interventi di abbattimento dei suoi orripilanti costi energetici (irrigazione, trasporti, refrigerazione, calore di processo), magari attraverso interventi mirati con l'energia rinnovabile in funzione dell'agricoltura (e non viceversa), che attraverso interventi di ordine pubblico contro l'illegalità nel settore, dal caporalato, all'aggiotaggio dei mercati generali).  Nessun agricoltore sarebbe pronto a cedere i suoi terreni per grandi impianti speculativi se avesse la possibilità di guadagnare il giusto dai frutti della terra, mantenendo dignitosamente la sua famiglia e la sua azienda, e questa possibilità non ce l'ha perchè il mercato è distorto per mancanza di regole o per mancata applicazione delle stesse. Per mancanza di legalità. Cioè per mancanza di Stato!


Allora la soluzione è una politica nazionale di incoraggiamento fattivo dei giovani alle terre incolte, garantendo loro il mercato e il reddito per i primi anni attraverso politiche di favore verso i mercati di prossimità, dove si incontrano direttamente produttori e consumatori, senza intermediari, con adeguate e intensive campagne di comunicazione, invasive e penetranti almeno quanto quelle dei gioielli e generi di lusso (in fondo De Andrè ci ricordava che "dai diamanti non nasce niente / dal letame nascono i fior..."). 


Jeremy Rifkin al "Valle" occupato. Alle sue spalle Livio De Santoli





Ecco allora come l'intervento pubblico può essere efficace per regolare il problema dell'uso del territorio, non con divieti e proibizioni, ma rendendo competitiva e redditizia l'agricoltura.  E questo non solo a livello nazionale ma anche nei piani regionali o comunali. Esemplare in questo senso il Master Plan di Roma Capitale ispirato alla visione di Jeremy Rifkin e di Carlo Petrini, tradotto nel Piano d'Azione per l'Energia Sostenibile elaborato da me e Livio De Santoli con la sua giovane equipe al CITERA della Sapienza,  che  prevede proprio interventi di rivalorizzazione della biosfera dell'agro romano, formando e affidando a cooperative di giovani le terre incolte e garantendo lo sbocco sul mercato con interventi di sviluppo dei mercati diretti.  Questo piano, per ora solo sulla carta, può fare di Roma Capitale il faro del recupero in chiave umana delle politiche energetiche, ispirandole alle leggi della termodinamica, al rispetto della biosfera e alla valorizzazione della biodiversità e dell'enogastronomia locale. Ci si aspetterebbe che, una volta smesso di spalare la neve e le critiche più o meno ingenerose, l'attuale sindaco si ricordasse di essere stato un buon ministro per le risorse agricole e forestali, e desse impulso agli impegni che ha preso con Jeremy Rifkin e Carlo Petrini, realizzando il piano preparato dal team del professor De Santoli.
Tutto questo dimostra come  una materia tanto  articolata e complessa  non possa davvero essere affrontata superficialmente e marginalmente dall'articolo 65 del DL Liberalizzazioni ma deve essere invece affrontata in modo sistemico (specialmente da un governo tecnico in cui, per fortuna, il Primo Ministro non ha origini "mafiose" come il precedente).


In conclusione si tratta di una materia tanto complessa che non può essere affrontata totalmente fuori contesto, in margine a un decreto liberalizzazioni che si occupa di apertura del mercato di tassisti, farmacie, notai e scorporo rete del gas etc. Una materia che merita una riflessione attenta e non solo slogan demagogici ad effetto, da parte di ministri in cerca di popolarità a buon mercato! Anzi, a proposito, se si doveva "liberalizzare" l'energia rinnovabile, non avrebbero piuttosto dovuto mettere mano al monopolio di ENEL distribuzione per la media e bassa tensione, al monopolio del credito da parte delle banche, e alla semplificazione normativa, ad esempio abolendo l'infamissimo registro degli impianti che, introdotto dal decreto Romani, ha spiazzato e messo fuori gioco migliaia di piccoli operatori, bloccandone la crescita e facendoli fallire come mosche? E non solo piccoli. La Solon è fallita la settimana scorsa mettendo centinaia di famiglie in mezzo alla strada in Veneto. E ci sono voci, che spero siano infondate, che anche altri grandi produttori (dei quali il sistema-Italia ha gran bisogno)  versino in condizioni di grave instabilità, sempre in conseguenza del terremoto procurato dal decreto Romani al settore . E sono solo alcune delle migliaia di vittime fatte dal Killer-Romani con il suo decreto che ha introdotto la più alta instabilità e incertezza normativa in un settore che invece in tutto il mondo vive di stabilità e certezza. Stabilità e certezze che possono essere ottenute solo con interventi ragionati e sistemici (e aggiungo, condivisi) e certo non con quattro righe in un velleitario articolo 65 in un DL liberalizzazioni totalmente fuori tema. Per questo, parafrasando Catone il Censore concludo con una sola esortazione,  che ripeterò fino alla noia:  "ART. 65 DELENDO EST!"

venerdì 3 febbraio 2012

MEZZA CALZETTA

Pasquino mi fa pervenire questa filippica in rima contro Bossi. Non è la prima e probabilmente non sarà l'ultima ma è completamente meritata e a tratti da applauso. Non so a che episodio si riferisca perchè come sapete Pasquino appende i suoi messaggi in forma anonima sul pomello della mia finestra, ma merita comunque immediata pubblicazione.

Come ti sei permesso, sporco nordista,
di calunniare un grande statista
che, mentre non se lo aspetta,
lo hai chiamato mezza calzetta.
Io proteggo questa mia creatura
e, se potessi, ne farei una scultura.
Ora l’offesa esige certa vendetta
che colpirà come feral saetta.
Ti scarico di insulti una carrozza
per renderti la vita infelice e sozza.
Eccoti allora un primo acconto;
domani il resto lo metto in conto.
“Ce l’ho duro”, hai sempre gridato,
riferendoti al tuo cervello ingrippato.
Perciò ricordati ogni mattina
che hai un una testa di gallina.
Hai setole di porco per capelli
e sei solo esperto di tranelli.
Divulghi con strozzate parole
stronzate, false promesse e fole
al cittadino padano credulone.
Sei uomo di paglia, sei spaccone.
Pirla, furbastro, colmo di prepotenza,
diplomato a scuola per corrispondenza.
Guardati nello specchio, porco vaccaro,
assomigli tanto ad un lupo mannaro.
Ogni tanto fai un raduno pagliacciata
di tanti gonzi con mente svuotata,
che, da affetti da insana ossessione,
gridano " Padania! Secessione!”
Un saggio diceva ad ogni passo:
“Le teste di legno fan sempre del chiasso”.
Buffone, pagliaccio da fiera,
noi al Cielo leviamo preghiera:
“ Fa che sparisca questo pecorone,
altrimenti lo cacciamo con forcone.

Pasquino, Febbraio 2012