domenica 18 settembre 2011

LA PECORA E IL LEONE

 Nell'abusatissima metafora zoologica che contrappone giorni da pecora e giorni da leone, improvvisamente appare lei, Terry De Nicolò, assurta agli onori delle cronache per essere stata una delle prime a rendere noto nel 2009, di aver fatto mercimonio del suo non più giovanissimo corpo per il sollazzo del Presidente del Consiglio (ormai ribattezzato il Presidente del Coniglio, visto il terrore meticoloso con cui cerca di evitare l'incontro con gli inquirenti napoletani).
Nel suo sproloquio pseudo-cinico, sul quale conviene sorvolare per amor d'estetica prima ancor che d'etica, emerge una divisione dell'umanità in pecore e leoni, in cui per appartenere alla categoria dei secondi bisogna essere dei trogloditi incolti, inclini al crimine, alla vendita della madre, alla prostituzione e all'amore per i vestiti di Prada da ventimila euro. E di destra. Se invece si è onesti, rispettosi delle regole, sobri nei comportamenti e negli acquisti, e parchi nell'elargizione delle proprie più o meno apprezzabili grazie, racchie e di sinistra, allora si appartiene alla categoria delle pecore.  Subito dopo si è scatenato un uragano di proteste sul web che ha, nella maggior parte dei casi, raggiunto gli stessi infimi livelli di volgarità toccati dalla aspirante nouvelle philosophe barisienne.
Mentre il polverone si sta posando, sento  l'urgenza di dire la mia solo per spezzare una lancia in favore di Bari, città dove ho abitato per 5 anni e mi sono laureato. E anche di questa povera Italia che ormai è scesa al minimo storico nella considerazione internazionale.
Ebbene, le posizioni della Emmanuelle di Poggiofranco sono minoritarie sia a Bari che in Italia. Esse sono diffuse, sì, ma non nella misura e nella densità con cui le vediamo rappresentate da media piegati "a pecora" verso il berlusconismo e il distillato di individualismo/rozzezza/superficialità/banalità con cui esso ha avvelenato la vita pubblica italiana negli ultimi 19 anni. Per la salvaguardia degli interessi di uno solo e per il suo puro sollazzo, a persone come la De Nicolò, sono stati dati incarichi pubblici, funzioni di rappresentanza politica poteri decisionali sia pubblici che privati, e sono così emerse  persone il cui unico merito era quello di aver fatto da lenoni (non leoni) per il principe della depravazione, imprenditori falliti incapaci di creare ricchezza ma bravi a muoversi solo nell'illegalità (come il loro modello che sul crimine ha costruito un impero prima edilizio e poi mediatico), e hanno prosperato in danno di imprenditori onesti e capaci, di gran lunga più numerosi, ma anche più silenziosi e quindi invisibili nella società dell'apparire voluta dal grande egoarca. Nell'Italia in cui la "patonza deve girare", sono stati dimenticati come alberi di una foresta silenziosa ma resistente, non solo tutti gli imprenditori onesti, ma anche i milioni di volontari dell'associazionismo civile e religioso, fra cui  i coraggiosi collaboratori di Libera e del gruppo Abele che con Don Luigi Ciotti  riportano silenziosamente la legalità nei luoghi in cui il crimine aveva fragorosamente prosperato, le centinaia di migliaia di giovani che frequentano scuole di musica, di teatro, di cinema, di arte e di disegno,  pur con sempre crescenti difficoltà economiche causate dall'insensibilità e dall'avversione del governo verso qualunque esercizio della propria autonomia intellettuale e spirito critico.  Questa è l'Italia più vera e numerosa, non quella che si riconosce nelle disgraziate opinioni espresse dalla sfiorita escort barese. Questa Italia è minoritaria nelle sedi di rappresentanza politica, è vero. Ma è maggioranza nel paese. E aspetta che le vengano restituiti dignità e potere decisionale. E questo avverrà con metodo democratico, come sarebbe auspicabile. O con metodo rivoluzionario, come sempre accade quando la corda dell'ingiustizia si tende troppo e infine si spezza. E quando questo succede, la storia insegna che l'incantesimo si rompe, le pecore diventano leoni e sbranano quelli che si credevano leoni, ma che poi in realtà, come insegna George Orwell ne La fattoria degli Animali, erano solo dei porci.