martedì 18 maggio 2010

La Terza Rivoluzione Industriale, è già incominciata. In Sicilia.



Con il convegno dal titolo “Terza rivoluzione industriale e nuova occupazione”, si discute a Palermo, giovedì 20 maggio 2010, all’Hotel Addaura, di posti di lavoro creati da un modello energetico di Terza rivoluzione industriale. L’evento è organizzato nel contesto del Windsurf World Festival di Mondello, e non avrebbe potuto trovare una collocazione più simbolica. Infatti questo happening vede il passaggio di centinaia di migliaia di giovani amanti del mare e degli sport che sono basati su vento sole e acqua, proprio gli ingredienti principali del modello energetico di Terza rivoluzione industriale. E infatti i giovani sono il motore di questo nuovo modello energetico, perché esso si incrocia con i social network attraverso i quali passa la loro comunicazione.
L’informazione centralizzata in pochi network televisivi ha progressivamente lasciato il posto alla comunicazione interattiva e decentrata su internet, con le comunicazioni mobili e satellitari, gli sms, mms, etc.
Milioni e milioni di cittadini, per lo più giovani e adolescenti, comunicano fra di loro trasmettendo video, testi, immagini, dati, attraverso le varie applicazioni che la rete offre loro (email, youtube, facebook, myspace, wikipedia, twitter, msn, skype…), abbandonando progressivamente il ruolo di puri consumatori e diventando anche fornitori di informazione.
La stessa cosa sta lentaamente accadendo, grazie alle nuove tecnologie, anche nel settore dell’energia, e come Jeremy Rifkin ha lucidamente previsto fin dal 1995 con il libro “La fine del lavoro”, il carattere interattivo e decentrato della produzione di informazione si trasferisce sempre più anche al settore dell’energia. La convergenza di un modello di comunicazione interattivo e decentrato con un modello energetico altrettanto interattivo e decentrato, comporta ricadute positive sul quadro socio-economico e occupazionale, oltre che su quello della democrazia, più in generale.

La seconda rivoluzione industriale ha permesso un impetuoso sviluppo della specie umana, ma ha anche prodotto i guasti climatici che sono sotto gli occhi di tutti, oltre che una società verticistica, ineguale e ingiusta, a immagine delle fonti fossili e concentrate che l’hanno caratterizzata (carbone petrolio uranio e gas). Questo si manifesta oggi con l’intrecciarsi delle tre crisi, economica, ambientale e energetica che segnano il picco della globalizzazione e l’entrata in crisi strutturale di un modello economico in cui la produzione e la distribuzione dell’energia erano riservate a poche caste e potentati seduti sulle riserve di petrolio o i giacimenti di uranio, oltre che sulle montagne di capitali pubblici e privati necessari a sfruttare tali fonti concentrate. Con la Terza Rivoluzione Industriale non sarà più così.

In un futuro non troppo lontano, tutti saremo in grado di produrre la nostra energia, nelle nostre case, nelle fabbriche, negli uffici, negli alberghi, negli ospedali, nei centri commerciali, negli impianti sportivi, nelle aziende agricole. E attraverso un sistema di rete intelligente saremo in grado di scambiarci l’energia così prodotta in un vasto network interdipendente, e di accumularla sotto forma di idrogeno. Tutti diventeremo insomma, produttori, e non solo consumatori di energia, in parallelo con l’informazione, in un nuovo quadro economico che Rifkin definisce di “capitalismo distribuito”.

Questo nuovo modello energetico a emissioni zero, non è solo una necessità sul piano climatico e ambientale, ma rappresenta anche la base per una ripresa economica di proporzioni epocali (tanto che si parla di Green New Deal), perché esso presuppone una intensità di lavoro di gran lunga superiore all’intensità di lavoro dei modelli energetici basati sulle fonti concentrate per eguale unità di prodotto, e una conseguente creazione di impresa, occupazione legata al territorio e costante innovazione tecnologica, per un piano strategico economico di lungo periodo (quello che Jeremy Rifkin chiama “economic long-term game plan”).

La Terza Rivoluzione Industriale creerà milioni di posti di lavoro nei settori energetico e delle telecomunicazioni avanzate contribuendo in modo determinante a risolvere la crisi economica globale di cui la crisi del credito è solo un effetto evidente.

I piani di salvataggio delle banche sono azioni necessarie ma non sufficienti, perché agiscono solo sull’effetto più evidente della crisi strutturale della seconda rivoluzione industriale. Per agire sulle sue cause bisogna creare e distribuire ricchezza, creando posti di lavoro stabili e locali, che permettano ai cittadini di consumare senza trasformarsi in “cattivi creditori”.

L' estensione della Terza Rivoluzione Industriale dal campo dell’informazione a quello dell’energia è un processo epocale, irreversibile e inarrestabile. Ma si tratta di un processo la cui velocità dipenderà dalle politiche pubbliche per il clima e l’energia. Esso accelererà se prevarranno orientamenti ispirati all’innovazione tecnologica, al decentramento produttivo e alla sostenibilità. Esso è invece destinato a rallentare inesorabilmente laddove prevarrà la tendenza alla conservazione dei modelli energetici basati sulle energie concentrate e in difesa del lucroso business model che essi continuano a garantire a monopoli e potentati energetici.

In proposito Jeremy Rifkin suole ricordare che siamo al tramonto delle energie concentrate che hanno caratterizzato l’impetuosa crescita della seconda rivoluzione industriale, e che i tramonti durano molto, dunque dobbiamo approfittarne per cominciare a predisporre da subito l’infrastruttura energetica basata sulle fonti solari e rinnovabili. La nostra atmosfera infatti, sempre nelle parole di Rifkin, “si sta esaurendo molto più rapidamente dei combustibili fossili”.
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É dunque sconsigliabile aspettare di aver esaurito l’ultima goccia disponibile di petrolio prima di incominciare a predisporre un’alternativa.

É invece interesse comune della razza umana intraprendere una missione epocale atta a accelerare al massimo la trasformazione dei processi energetici secondo il modulo della Terza Rivoluzione Industriale, per ripristinare al più presto possibile l’equilibrio chimico della nostra biosfera, quella che ha permesso l’emergere e l’evolversi della razza umana, e la cui alterazione irreversibile comprometterebbe le condizioni della nostra sopravvivenza.

Si tratta di quella che Rifkin ha battezzato “Politica della Biosfera” in opposizione alle geopolitica che dalla pace di Westfalia in poi, ha devastato, i nostri continenti, incendiandoli con tragiche avventure militari nelle quali milioni di esseri umani hanno perso la vita in guerre il cui scopo, dichiarato o meno, era sempre l’accesso alle fonti concentrate di energia.
In questo sforzo epocale, ciascuno è chiamato a fare la sua parte, e gli enti locali assurgono a nuovi livelli di protagonismo che non sono mai stati a loro disposizione fino ad ora perché la produzione energetica basata sulle fonti fossili e concentrate è sempre stata fuori della portata loro, come della piccola e media impresa, delle famiglie e dei singoli individui. Si apre dunque una grandissima opportunità di innescare nuove politiche virtuose dell'energia che, a partire dal livello locale, coinvolgano democraticamente tutti i cittadini e permettano una redistribuzione della produzione dell'energia e della ricchezza ad essa legata. E in ultima analisi una espansione della democrazia.

La disponibilità diffusa delle fonti energetiche distribuite, a differenza di quelle tradizionali, concentrate nelle mani di pochi potentati mondiali, permette alla Terza rivoluzione industriale di essere realizzate anche su piccola scala, ad esempio a livello regionale o anche comunale. Questo è appunto quello che sta avvenendo in Sicilia, dove imprese che installano ilo fotovoltaico hanno deciso ad esempio di fare una scelta “etica” e di diminuire i profitti provenienti dal loro lavoro per addestrare giovani disoccupati o anche appartenenti a categorie sfavorite, come i sordi della Cooperativa Segni di Integrazione, che grazie ad un processo empatico voluto dal CETRI, hanno potuto essere formati e poi inseriti in un lavoro fatto dall’azienda Meridiana di Palermo per le Cantine Cusumano di Partinico.

Ma attenzione, una rivoluzione non è sempre un processo così pacifico! Si impongono talvolta scelte nette, anche violente. Ci sono vinti e vincitori. In questo caso i vinti hanno ancora un grande potere, perché fondano ancora la maggior parte del nostro attuale modello energetico insostenibile. E non si arrenderanno senza combattere in difesa dei loro interessi. Aspettiamoci i colpi di coda dell’animale ferito. E forse è in questa chiave che vanno letti alcuni clamorosi sviluppi della cronaca siciliana degli ultimi giorni.

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